Vienna
Ogni volta che devo partire per un viaggio mi torna in mente "The Truman Show", il film del 1998 con Jim Carrey.
Cresce in me la necessità di uscire dal grande capannone che contiene i luoghi della mia vita di sempre per esplorare ciò che si cela oltre. Come il protagonista del film mi scopro ferito dall'inganno perpetrato da un'esistenza in cui sono portato a credere che il mio mondo consista unicamente nel paese in cui abito, nella solita strada che faccio per andare al lavoro, nelle consuetudini di cui mi circondo.
La routine è rassicurante, è il fondamento per le proprie certezze. Eppure puntuale si affaccia in noi la voglia dell'ignoto. Si deve partire alla volta di confini lontani per poterli oltrepassare e scoprire cosa ci cela dietro il loro velo. Cosa c'è oltre il muro del grande capannone...
D'altro canto questo è l'istinto che da sempre spinge l'uomo ad esplorare ciò che lo circonda, a sfidare gli elementi per avventurarsi oltre le terre note. E' questo che nutre l'animo umano temprandolo nelle grandi imprese e rendendolo più resiliente alle avversità.
C'è un tempo per godere della confortevole quotidianità, ed un tempo per esporsi spingendosi in mirabolanti viaggi oltre i nostri limiti.
Questo è di certo il momento di osare. E' questo il momento di partire per Vienna!
Abbiamo iniziato a organizzare il viaggio a Vienna subito dopo Natale, fiduciosi nel motto che in fondo "chi organizza a Capodanno organizza tutto l’anno".
All'Epifania abbiamo poi acquistato i biglietti aerei, approfittando di un pranzo di famiglia in un locale della zona.
La scelta del periodo più congeniale è caduta sui giorni del weekend di Pasqua, in modo da essere liberi da impegni lavorativi e disporre di giorni extra di vacanza grazie al ponte della Pasquetta.
Compagni di viaggio in questa avventura Maurizio (fratello di Pasquale) e la moglie Elisabetta.
Dopo una iniziale stesura delle cose da vedere “assolutamente” e di quelle da vedere “se avanza tempo”, PC alla mano iniziamo ad informarci sulla storia dei luoghi di interesse designati, pianificando il percorso migliore su come raggiungerli dall’Hotel.
Una cosa indispensabile da fare per poter visitare comodamente la capitale austriaca è la Vienna Card, che al costo di 25 euro per 48 ore dà diritto all’utilizzo di qualsiasi mezzo di trasporto pubblico (sia suburbano che di superficie) senza ulteriori costi né necessità di obliterazione di biglietti, dando altresì la possibilità di godere di ulteriori sconti per l'accesso ai maggiori musei e punti di interesse della città.
Per la prima volta ottemperiamo a tutte le formalità necessarie (tagliando per il parcheggio lunga sosta dell'aeroporto, biglietto aereo, Vienna Card, prenotazione hotel, ...) completamente in maniera telematica, ritrovandoci con il consueto programma dettagliato del viaggio in una mano, ma nessun biglietto fisico nell’altra.
Maila, che dello spirito archivista fa una vera e propria religione di vita, si è sentita un po' spaesata da questa scelta, e fino a quando non ha avuto i suoi bei titoli scontati in mano è stata costantemente sul chi vive.
Ma partiamo con ordine...
La partenza del volo Ryanair da Fiumicino è prevista alle 9.00.
Questo ha fatto sì che ci svegliassimo alle 3 in modo di esser pronti a metterci in viaggio in auto al massimo alle 4.30: nonostante avessimo fatto il check-in online abbiamo preferito arrivare in aeroporto con largo anticipo, così da scongiurare eventuali imprevisti lungo il tragitto autostradale e di poter godere di sufficiente tempo a disposizione per orientarci una volta raggiunto l'enorme snodo aeroportuale di Fiumicino.
Raggiungiamo il parcheggio lunga sosta n°4 dell'aeroporto alle 7 in punto, sotto un cielo color grigio ardesia che minaccia pioggia.
In effetti tempo di scendere dall'auto ed iniziano a cadere le prime gocce, le quali in un crescendo rossiniano di intensità ci accompagnano alla navetta per il Terminal 1.
Superati i controlli di sicurezza senza alcuna difficoltà, ci dirigiamo al Gate G23.
Qui apprendiamo che il nostro volo subirà un piccolo ritardo a causa di una tempesta di fulmini che si sta manifestando sopra l'aeroporto, e che rende non sicuro il completamento delle operazioni di rifornimento dell'aereo.
Alla fine il ritardo totale è di un'ora e mezza, così abbiamo modo di investire il tempo dell'attesa in pause pipì e varie colazioni prima di imbarcarci, girando per i negozi del duty free ed acclimatandoci al ruolo di viaggiatori.
Scopriamo che Ryanair ha appaltato il viaggio all'austriaca Lauda. Seppure trattasi di compagnia aerea low cost il velivolo è discretamente pulito ed accogliente, il personale competente ed il volo molto confortevole.
Atterriamo a Vienna con un'ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia originale, avendo recuperato in volo parte del ritardo accumulato in partenza.
Grazie alla scelta di viaggiare leggeri con un bagaglio a mano ed uno zaino a testa, abbiamo tutti le valigie con noi una volta scesi dall’aereo, senza necessità di code al recupero bagagli.
Possiamo quindi dirigerci direttamente al parcheggio taxi.
Qui grazie alla grande disponibilità di mezzi la coda è pressoché inesistente, e subito saliamo a bordo di un grande SUV elettrico che, silenziosamente e molto velocemente, ci trasferisce in città.
Giungiamo in hotel in anticipo rispetto all'ora concordata per il check-in, così decidiamo di andare a mangiare.
Pasquale col suo consueto "fiuto per la buona cucina" riesce a scovare Da Giuseppe, una fantastica trattoria italiana poco distante che lo ispira.
Guidati dall'infallibile Google Maps riusciamo a raggiungere facilmente il posto e qui scegliamo di rifocillarci con una più che degna lasagna ed un'incredibile piatto di costatelle al forno contornate da abbondanti verdure di stagione.
Non apparteniamo alla categoria di turisti che temono di addentrarsi nelle tradizioni e nelle usanze del luogo che visitano. Soprattutto per quel che riguarda la cucina siamo disposti ad osare per scoprire nuovi sapori e condimenti. Il ristorante italiano ha semplicemente risposto alla nostra impellente necessità di cibarsi in maniera rapida per iniziare al meglio la nostra avventura.
A ragion veduta questa scelta si è rivelata assai saggia e soddisfacente, ad eccezione del pessimo caffè con cui abbiamo chiuso il pasto... ma quello del buon caffè è un miraggio che noi italiani all'estero siamo condannati perennemente ad inseguire.
Torniamo in hotel e una volta preso possesso delle nostre stanze ci cambiamo velocemente e partiamo alla scoperta della Città.
Il programma di oggi prevede di arrivare in centro con la Metro per visitare il palazzo imperiale dell'Hofburg ed i bei giardini ad esso limitrofi.
Purtroppo dopo un pellegrinaggio alla ricerca della biglietteria, apprendiamo che per la giornata odierna il palazzo ha raggiunto la capacità massima giornaliera di turisti e che pertanto la fantomatica biglietteria, di cui comunque non abbiamo ancora scoperto l’ubicazione esatta, è già chiusa.
A questo punto urge un piano di riserva che ci permetta di non sprecare il pomeriggio odierno, in modo da inserire itinerari che avremmo dovuto fare nei giorni successivi, così da liberare tempo per la visita dell'Hofburg l'indomani.
Visto che ci troviamo a due passi dal centro cittadino, decidiamo di effettuare oggi la visita alla Cripta dei Cappuccini ed al duomo di Santo Stefano.
Raggiungiamo così la piccola e semplice Chiesa dei Cappuccini in cui facciamo i biglietti e ci addentriamo alla scoperta di quelle che sono le tombe dei più grandi re e imperatori asburgici della storia, comprese quelle di Franz Joseph e di sua moglie Elisabetta, che tutti conosciamo come Sissi grazie alla trilogia di film degli anni 50 con protagonista Romy Schneider, una meravigliosa saga di cui Maila ed Elisabetta sono super appassionate.
La tradizione di seppellire i regnanti nella cripta ebbe inizio nel 1633. In essa sono conservate le spoglie di ben 150 rappresentanti della dinastia degli Asburgo, inclusi 12 imperatori e 19 imperatrici.
Il meraviglioso doppio sarcofago creato per Maria Teresa d'Austria e per il suo sposo, l'imperatore Francesco I Stefano di Lorena, è una meravigliosa opera di Balthasar Ferdinand Moll.
In netto contrasto con la maestosa opera spicca lo snello sarcofago del figlio, Giuseppe II.
L'ultimo imperatore sepolto qui fu Francesco Giuseppe I (1916), mentre gli ultimi Asburgo sepolti qui sono stati nel 1989 Zita e nel 2011 ha trovato qui la sua ultima dimora anche il suo figlio maggiore, l'ex principe ereditario e parlamentare europeo Otto Habsburg, insieme alla moglie Regina.
Nonostante la presenza di tanti feretri però camminare in questo luogo di culto non dà alcun senso di oppressione. Non si prova quella sorta di inquietudine come quando si attraversa un normale cimitero di paese. Qui fra queste mura sacre la morte è elevata a simbolo epico, come parole conclusive vergate sul grande libro della Storia.
Di tutti i sarcofaghi presenti nella cripta si prendono cura i frati cappuccini. In queste tombe sono si custoditi i corpi degli antichi regnanti della famiglia degli Asburgo, ad eccezione però dei loro cuori, che dal 1654 al 1878 sono stati raccolti e conservati nella Cripta dei cuori della Chiesa degli Agostiniani .
Come è logico aspettarsi la Cripta dei Cappuccini è gremita di persone che come noi scattano foto e porgono i loro omaggi alle tombe che incontrano, ed ammirano le molteplici statue e fregi che ornano i sarcofaghi e che appaiono di una bellezza inarrivabile: angeli bronzei dalle ali piumate, dame di rame dal volto sofferente coperto da un morbido velo scolpito nel freddo metallo, cavalieri d'acciaio con abiti intagliati nel ferro e che sembrano coperti di veri tessuti morbidi. Ed ancora corone imperiali ed articolati stemmi adornanti le tombe degli imperatori saliti al trono nei secoli passati fino all’arrivo della Repubblica.
Passeggiare qui sotto ammirando tali sepolcri trasmette un senso di completezza piuttosto che di mancanza: queste tombe non vogliono accentuare la scomparsa dei singoli regnanti soffermandosi sul momento del lutto per la loro perdita, ma piuttosto ne completano la parabola storica suggellando le loro imprese e completando ogni singola storia, come un'arabescata scritta "Fine" in fondo al capitolo.
Riemersi dalle profonde cripte alla luce morente del pomeriggio viennese, decidiamo di vagabondare per le strade del centro visitando alcuni dei tanti negozi di souvenir, fino a quando imponente nella sua maestosità vediamo ergersi davanti a noi il Duomo di Santo Stefano, o Stephansdom, capolavoro dell'arte gotica.
All’esterno lo sguardo è catturato dal magnifico tetto formato da ben 250.000 tegole colorate raffiguranti nel loro insieme lo stemma austriaco. Di fianco l'imponente struttura svetta l’elegante campanile chiamato affettuosamente Steffl dai viennesi (ossia Stefanino) con la sua alta guglia affusolata. A occidente una cupola rinascimentale copre la torre nord, rimasta incompleta e nota per ospitare la Pummerin, ovvero una grande campana da 21 tonnellate ottenuta dalla fusione di 100 palle di cannone sparate dai turchi durante l'assedio della città nel 1683.
Per entrare nel Duomo si attraversa il Portale dei Giganti fiancheggiato dalle torri gemelle dei Pagani, entrambe testimoni silenziose delle origini romaniche dell’edificio. All’interno della navata centrale spicca il pulpito, in stile gotico come l’esterno, su cui sono raffigurati i 4 Padri della Chiesa. Scopriamo che l’autore (anonimo) si è autoritratto mostrandosi nella finestra della base.
Degni di nota il Coro delle Donne, con la quattrocentesca pala altare decorata con scene di vita della Vergine, il monumento funebre di Rodolfo IV, fondatore della cattedrale, il Coro degli Apostoli, con la tomba dell’imperatore Federico III in marmo rosso e la statua di base dell’organo. Oltre alle cappelle e a numerosi altari suscitano interesse anche le leggende legate ad alcune delle oltre 100 statue presenti, come ad esempio quella del Cristo Crocifisso, a cui sembra cresca ancora oggi una barba vera, o come quella legata alla statua del Cristo del Mal di Denti, il quale sembrerebbe appunto punire i peccatori col castigo del mal di denti.
Sotto il Duomo si trovano le catacombe suddivise in Cripta dei Duchi, dove sono custodite le viscere dei membri degli Asburgo, e in Cripta dei Vescovi, in cui riposano le spoglie degli arcivescovi di Vienna.
Quando usciamo dal duomo ci accorgiamo che ormai s'è fatto tardi.
Il cielo ha assunto la tonalità del blu zaffiro, l'aria si è rinfrescata e tutti noi sogniamo una bella doccia rigeneratrice per lavarci di dosso la stanchezza del viaggio e della giornata, oltre ad una bella cena e una sontuosa dormita che ci ricarichi le batterie in previsione di domani.
Per la cena optiamo stasera per una macelleria-griglieria che ci attira con l'enorme tavola calda in bella mostra su cui grigliano, in un turbinio di fumi e aromi, quantità massicce di carni varie.
Parzialmente sazi dell'abbondante pranzo di questa mattina ci limitiamo ad ordinare due grigliate miste con contorno di verdure e patate che condividiamo in 4. Restiamo incantati dalla tenerezza degli spiedini di pollo, dal gusto deciso del fegato con le cipolle e dall'intenso sapore della tagliata di manzo rollata alla perfezione, il tutto accompagnato da un'ottima selezione di birre artigianali locali.
Finito di cenare, essendo il nostro hotel molto vicino al
Prater, decidiamo di appostarci in un punto panoramico per scattare qualche foto con l’illuminazione notturna, cogliendo i mille giochi di luci colorate che lo caratterizzano e promettendogli che prima di partire saremo là da lui a visitarlo.Il secondo giorno si apre con una vasta colazione internazionale dolce e salata nel ristorante dell’hotel.
La giornata si prevede molto intensa ed impegnativa, con ben due enormi palazzi da visitare, oltre a parchi e giardini immensi che metteranno a dura prova la nostra forma fisica imponendoci lunghe camminate. La cosa non ci scoraggia minimamente, anzi ci sprona a rifocillarci degnamente facendo ampia scorta di energie.
Sono circa le 9:00 quando decidiamo di partire in direzione Schonbrunn.
Prendiamo la metropolitana alla ormai solita fermata vicino all’albergo e dopo due cambi eccoci finalmente alla fermata della residenza estiva degli imperatori.
Il Castello di Schonbrunn è il più famoso tra i palazzi imperiali austriaci, nonché uno dei complessi barocchi più belli d’Europa, tanto da farlo dichiarare dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Scesi dal treno ci dirigiamo a passo spedito verso il monumentale ingresso.
Beh, a passo spedito in verità solo noi due, in quanto Maurizio accusa un dolore alla caviglia che lo rallenta e lo fa iniziare a zoppicare. Non è proprio la giornata più adatta questa per un problema di deambulazione, considerata la previsione di 20.000 passi che ci eravamo ripromessi di compiere.
Decidiamo quindi di comune accordo che noi due "giovincelli" saremmo corsi avanti a fare i biglietti per tutti, in modo da non sovraccaricare eccessivamente la caviglia malmessa più del necessario.
In biglietteria optiamo per l'offerta che prevede l’ingresso cumulativo ai due palazzi principali, Schonbrunn ed Hofburg. In questo modo questo pomeriggio entreremo direttamente al palazzo imperiale al centro di Vienna senza dover fare la fila nella famigerata biglietteria dell'Hofburg, di cui fra l'altro ancora ignoriamo l'ubicazione.
Grazie alla Vienna Card in nostro possesso usufruiamo di uno sconto di ben 4 euro a testa sui biglietti di ingresso. A questo punto siamo ormai pronti a scoprire questo luogo incantato strabordante di storia. Non resta che riunirci nella gremita piazza antistante l'ingresso e dare l'inizio finalmente a questo fantastico tuffo nella recente storia austriaca.
La coda per entrare è massiccia, ma scorre velocemente, ed in poco tempo ci troviamo ai tornelli dell'entrata. Recuperate le radioline per la visita guidata in italiano, inizia il nostro percorso.
Chissà quante persone avranno calpestato questi scalini lisi dall'uso, ci chiediamo entrando a palazzo. Immaginiamo la fiumana di persone che giornalmente si riversava in questo luogo per fare visita agli imperatori in un passato non troppo lontano, o i tanti inservienti che si incrociavano con fervente operosità per organizzare e gestire le esigenze di questa vera e propria reggia.
La visita inizia nel Salone Azzurro che fa da accesso agli
La voce registrata della guida ci informa che l’imperatore, autodefinendosi il "primo funzionario dello stato" iniziava a lavorare molto prima del sorgere del sole, e proseguiva fino a tarda sera tanto che la stanza successiva a questa è proprio la sua Camera da Letto, arredata con pochi e semplici componenti d’arredo a rimarcare l'austero e spartano stile di vita che caratterizzava Francesco Giuseppe, in contrasto con le sfarzose Stanze dell’Imperatrice in cui stiamo per entrare.
Giungiamo agli appartamenti della principessa Sissi dove la Stanza della Toeletta è sicuramente la stanza più rappresentativa della personalità della principessa. In qualsiasi palazzo ella stava, sia a Vienna che in una delle tante residenze europee in cui si trasferiva, le giornate erano scandite da trattamenti di bellezza, dallo studio e dallo sport. Ogni sua abitazione comprendeva una stanza in cui ella si dedicava alla cura della fluente chioma e agli allenamenti per mantenersi magra e bella. La presenza della bilancia conferma la sua ossessione per peso e forma fisica.
Nel salotto dell’imperatrice si possono osservare tre magnifici quadri che la ritraggono fedelissimi in tutta la sua bellezza.
Siamo passati dalle stanze dell’Imperatore, molto semplici e quasi vuote a quelle dell’imperatrice, in cui la ricchezza e lo sfarzo la fanno da padrona. La tappa successiva riguarda le stanze di Maria Teresa d’Austria.
Seguono il Salone Giallo e il Salone degli Specchi dai magnifici arredi Rococò, dove Mozart suonò per la prima vota all’età di soli 6 anni e, felice per la prestazione, saltò in braccio dell'imperatrice al termine della rappresentazione.
La Grande Galleria è forse la stanza più bella di tutta Schonbrunn: con i suoi 43 metri si lunghezza, gli immensi lampadari penduli ed il ricco arredamento Rococò era l'ambiente ideale per i rinomati balli di corte. Completano la magnificenza del luogo gli enormi affreschi al soffitto, e le grandi finestre da cui si gode di una splendida vista di Vienna in lontananza.
Dietro di questa è situata la Piccola Galleria riservata alle feste private in famiglia. Da questa si dipartono i dueGabinetti Cinesi, uno ovale e uno tondo, arredati con ceramiche e lacche orientali dal valore inestimabile.
Vi è poi la Stanza della Porcellane, nonché stanza privata di Maria Teresa e la Stanza del Milione, che sono le stanze per cui gli Asburgo hanno investito maggiormente.
Una volta saccheggiato letteralmente il BookShop di palazzo, decidiamo di andare alla scoperta dell'immenso Parco di Caccia.
Qui ahinoi perdiamo un pezzo: arrivati alla prima fontana Maurizio, dopo essersi trascinato per 40 stanze, decide di cedere alle lamentele della dolorante caviglia e di attenderci comodamente seduto su di una panchina fino alla fine della nostra esplorazione.
Da lassù ogni sforzo investito per raggiungerla è ampiamente ripagato dalla spettacolare vista cui si gode: in primo piano la magnificenza del palazzo nella sua interezza, e sullo sfondo a far da cornice tutta Vienna con i suoi palazzi e le sue torri.
Ci troviamo in un magnifico parco che si snoda fra stradine e sentieri immersi in boschi maestosi. Incontriamo innumerevoli statue, fontane ed installazioni artistiche. Ci imbattiamo in orti curati, siepi rigogliose, labirinti e serre dalle belle strutture ottocentesche.
Dopo parecchie fotografie e "millemila" selfie, dopo la visita alla Fontana del Nettuno recuperiamo “Zoppichino” Maurizio e usciamo da questo mondo un po' fuori dal tempo.
L’ora di pranzo è passata da un po', così prima di tornare verso il centro decidiamo che è l’ora del pranzo e ci fermiamo in un fast food vicino alla fermata della Metro, in cui assaggiamo una deliziosa cotoletta alla viennese.
Nonostante determinante per la scelta ci abbia catturato il logo Segafredo sull’insegna del posto, alla fine del pasto non prendiamo il caffè memori della brutta esperienza del giorno prima.
Una volta saziato l'appetito ci dirigiamo al mezzo sostitutivo che ci riporterà alla linea metropolitana: proprio in questi giorni stanno apportando delle modifiche alla linea della Metro ed hanno istituito un collegamento navetta con bus urbani per bypassare il tratto interrotto. Noi ad ogni modo non ci facciamo scoraggiare: abbiamo un altro palazzo da esplorare e in men che non si dica eccoci davanti all'imponente ingresso di Hofburg, pronti a tuffarci a capofitto nella più importante e rinomata residenza degli imperatori asburgici.
Il palazzo imperiale è formato da un complesso di edifici di epoche diverse e si stende per 240.000 mq. Conta 18 ali, 19 cortili , 2600 stanze e ospita importanti collezioni storiche.
Nel suo complesso troviamo anche la Scuola Spagnola di Equitazione e la Biblioteca Nazionale Austriaca.
La visita conduce alla scoperta delle 18 sale degli Appartamenti Reali, al Museo delle Argenterie di Corte (che non c’è stato verso di visitare), e al Museo dedicato a Sissi.
Bisogna ammettere che le prime stanze di Hofburg non sono molto chiare: un caotico susseguirsi di oggetti da vedere, ammucchiati a caso in varie stanze peraltro numerate senza una apparente logica. La decisione cruciale cui ci si ritrova a dover prendere in questo inizio visita è : meglio seguire l'ordine numerico riportato nell'audioguida e vagare in cerca dei rispettivi riferimenti sparsi ovunque o meglio digitare sull’apparecchio di volta in volta il numerino che si presenta durante il cammino?
Gli appartamenti reali di Hofburg sono stati ristrutturati in maniera simile a come vennero lasciati dall’ultimo imperatore del regno, Franz Joseph, marito di Sissi morto nel 1916.
Le prime stanze che incontriamo sono quelle dove l’imperatore dava udienza, due volte a settimana, a qualsiasi abitante del regno che volesse parlargli, sia esso di nobili o umili origini. Era un sovrano molto disponibile, che lavorava moltissimo per il bene del paese e dormiva solo poche ore.
Davanti la scrivania fa bella mostra uno stupendo ritratto di Sissi, in cui l'artista è riuscito a cogliere la freschezza e la sensualità dell'ammaliante sguardo dell'imperatrice. Una raffigurazione molto veritiera che stava particolarmente a cuore a Franz Joseph, tanto da volerlo proprio nel luogo in cui passava più tempo nella sua vita, per poterlo ammirare in ogni momento traendone forza ed ispirazione
Scopriamo che ogni stanza del palazzo è adorna di un'enorme stufa laccata bianca con eleganti ceselli ed intarsi, che veniva riempita dalla servitù avvalendosi di intercapedini segrete ricavate fra le pareti della residenza, in modo da non disturbare con fuliggini e frenetiche attività la vita dei nobili.
Ancora una volta scopriamo anche qui ad Hofburg un netto contrasto di arredamento fra le stanze dell'imperatore, austere e spoglie, e quelle dell'imperatrice, più sfarzose e ricercate.
Da non perdere assolutamente la Sala da Toeletta e da Ginnastica, in cui l’imperatrice passava buona parte della sua giornata fra cure della persona, massaggi, studio di lingue straniere ed esercizio fisico, come dimostrano gli anelli da ginnastica posti sullo stipite della porta di ingresso, oltre che ad una fine spalliera in legno. Ella digiunava spesso per mantenersi magra ed in forma, e pettinava i suoi splendidi e lucenti capelli per oltre 3 ore al giorno, lavandoli una volta al mese con uova e cognac.Le stanze che seguono sono le Stanze Bergel e il Salone Rosso, dipinte nel 1766 da Johann Wenzel, pittore prediletto di Maria Teresa d’Austria, e dotate di arredi donati dai sovrani di Francia poco prima la loro tragica morte nella rivoluzione francese. Entrambe erano usate come spogliatoi dall’imperatrice.
I due palazzi/musei (Hofburg e Schonbrunn) hanno una ferrea regola in comune: è vietato scattare foto al loro interno!
Credete forse che una tale semplice imposizione sia sufficiente a scoraggiare Maila rinsavendola dal suo notissimo "morbo del giapponese all'estero"?
Correndo al grido di "Non mi avrete mai!!!" è riuscita a scattare in segreto un totale di ben 349 foto all'interno delle due residenze, ricevendo svariati richiami verbali e persino un piccolo inseguimento fisico da parte delle solerti guardie della sicurezza.
Il risultato ottenuto è una stupenda collezione di immagini degli alloggi visitati, la qual cosa la pone come sempre a metà strada fra l'essere un'eroina o una criminale dei nostri tempi.
Oggi in questa lunga ed intensissima giornata abbiamo superato i 20 mila passi.
Quando usciamo da Hofburg è tardo pomeriggio ed una leggera pioggerella inumidisce i nostri abiti. Siamo stanchi ma soddisfatti. Colmi delle nozioni apprese, sazi delle competenze acquisite.
Ci fermiamo nella piazza antistante l'ingresso del palazzo in un piccolo mercatino locale per acquistare freschi frutti di bosco da assaporare circondati da magnifici edifici e monumenti storici di un'epoca non così lontana ma eccezionalmente intrigante.
Ed il dolce nettare dei lamponi, delle more e dei mirtilli che stiamo assaporando è come esaltato da tanta sontuosità. Il sapore ci appare più deciso di quanto non avessimo mai provato, e si lega perfettamente all'ambiente circostante come fosse una delle incredibili melodie classiche dei famosi compositori cui Vienna è stata patria ed ispirazione.
Riprendiamo la Metro che ci riporta in Hotel per un'oretta di relax, approfittando di una calda doccia per lavare la spossatezza dal corpo, e per nascondere il bottino delle foto rubate sul Cloud.
Per cena ci dirigiamo in una tipica Gasthaus vicino l’albergo, dove sperimentiamo 4 diversi piatti locali. Qui pianifichiamo anche la giornata di domani: anziché spendere l'intero giorno al Prater, come inizialmente previsto, decidiamo di tornare in centro sfruttando la residua validità della Vienna Card, che scadrà alle ore 14, in modo di vagare senza meta per il cuore cittadino alla scoperta di quegli angoli e scorci suggestivi che solo il "perdersi" in un luogo permette di scoprire.
Soddisfatti e degnamente rifocillati "rotoliamo" anche stasera verso la camera, vogliosi di cadere addormentati tra le accoglienti braccia di Morfeo.
Ultima mattina in questa splendida città.
Dopo la solita bella e abbondate colazione eccoci dirigerci all’ormai familiare stazione Vorgartenstrasse della metropolitana, direzione centro un'ultima volta, dopo una bella foto di gruppo davanti all’hotel.
Scendiamo in Schwedenplatz per attuare il piano studiato ieri sera: perderci per le strade di Vienna.
Girovagando a caso un po' qua e un po' là eccoci passare in
Sempre all’Hoher Markt troviamo la Fontana di San Giuseppe del 1972 e la vecchia sede del Municipio.
Continuiamo la nostra passeggiata verso un affluente del Danubio e incontriamo un monumento alla memoria e la più antica chiesa della città dedicata a San Ruprecht. Attraversiamo un ponte con una statua dedicata a Maria per poi tornare sui nostri passi e, sempre girovagando, ci troviamo all’Università di Vienna, e poco distante alla Chiesa di Santa Maria della Rotonda.
Ci troviamo dentro lo Stadtpark, il parco più antico di Vienna.
Qui ci imbattiamo in un incantevole laghetto da cui si dipana un piccolo ruscello che attraversa l'intero giardino. Possiamo ammirare moltissime statue di artisti famosi ed un imponente orologio con ben 4 quadranti disposti lungo i 4 punti cardinali.
Usciamo dal lato di Johannesgasse e non possiamo non incantarci a guardare la Kursalon, teatro di musica classica, per poi proseguire lungo il Vialone
Incrociamo altresì l’Opera di Vienna, uno dei più importanti teatri lirici al mondo.
Sempre sullo stesso stradone per giungere a Schwarzenbergplatz svoltiamo a sinistra e giungiamo in quello che abbiamo rinominato il "quartiere dei consolati", ovvero la zona della città in cui sono racchiuse le ambasciate dei paesi stranieri.
Vediamo sventolare appese alle facciate di principeschi palazzi le bandiere di diverse parti del mondo. In fondo ad un lungo viale scorgiamo quella dell’Italia, ma per non farci catturare troppo dalla nostalgia di casa decidiamo di fermarci nella piazza del "Monumento agli Eroi dell'Armata Rossa", dedicato ai militari sovietici caduti durante la seconda guerra mondiale per liberare Vienna dalle truppe naziste.
Cattura la nostra attenzione un monumento raffigurante due grandi mani strette in segno di “pace” formato interamente di monetine da 1 e 2 centesimi di Euro.
Essendosi fatta ora di pranzo, Pasquale ci guida in un locale dove servono il tipico Gulash all'ungherese, che da queste parti è molto rinomato.
Il ritorno è rallentato dalla caviglia di “Zoppichino”, particolarmente provata da tanto camminare.
Un po' alla volta ci avviciniamo alla Metro e stavolta scendiamo al Prater, l'enorme parco giochi simbolo di Vienna.
Prima di iniziare il giro esplorativo però non possiamo non fare una piccola sosta per assaggiare una bella fetta della rinomata Sachertorte.
Il grande parco divertimenti conta oltre 250 attrazioni, si va dalle montagne russe al più moderno simulatore di volo, ma il nostro obiettivo è la celebre Riesendrad, la grande ruota panoramica inaugurata nel 1897, diventata uno dei simboli di Vienna dalla quale si può godere di una vista panoramica sulla città a 360°. Dentro le sue cabine aperte, portati ad altezze vertiginose è possibile cimentarsi in foto e selfie mozzafiato.
Resta il tempo per provare il brivido di una pazza corsa all'interno della grande Casa dell'Orrore a bordo di sferraglianti vagoncini, o di un epico viaggio avventuroso in un mondo giurassico dominato dai dinosauri.
Dal Prater decidiamo di spostarci in direzione del Danubio, il Bel Danubio Blu del famoso valzer di Strauss.
Di certo non si può andare a Vienna e non passare a salutare il Danubio!.
L'occasione è ottimale per immortalare i bei scorci delle sue sponde e gli imponenti ponti che lo attraversano e che collegano la parte più antica della città con la zona più moderna ed industriale.
Purtroppo è ormai giunta l’ora di recuperare i bagagli e dirigerci in aeroporto.
Abbiamo prenotato un taxi che nel portarci a destinazione ci presenta la
Il volo che ci riporta verso casa si libra in un cielo viennese che volge ormai al tramonto, fra riflessi di fuoco e di ambra simili ai tanti fregi e decorazioni imperiali che ci hanno accompagnato in questi giorni.
E' curioso come la nostalgia per un posto sia malleabile dalla conoscenza che di quel posto si è fatto, dei ricordi che vi si associano e da ciò che lì si è vissuto e provato.
Si ha nostalgia di casa perché la si conosce bene, è lì che risiede la nostra essenza più intima e sincera.
Ebbene, ora che abbiamo conosciuto un poco Vienna abbiamo nostalgia di lei. Abbiamo voglia di tornare presto a trovarla, ad ammirarla, a ricordare questa esperienza e riviverne di altre.
Perché possiamo ben dire che da oggi, come tutte le mète che visitiamo e visiteremo in futuro, per noi Vienna è diventata un piccolo pezzettino di casa.
E così sarà per sempre.

































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