Quando finalmente Pasquale viene portato a Torino
"Adoro i piani ben riusciti" soleva ripetere il colonnello John Hannibal Smith nel telefilm A-Team al compimento di ogni missione portata felicemente a termine.
Ecco, questo è esattamente la cosa che abbiamo pensato alla fine di questa fantastica vacanza dove tutto è riuscito, a partire dalla perfetta pianificazione... o quasi.
Ma andiamo con ordine...
Tutto ha inizio dall'incrollabile voglia di Pasquale di visitare il museo Egizio di Torino.
Quasi fosse in balìa di una arcana magia, ripeteva continuamente in ogni momento di voler andare al Museo Egizio:
"E' la stagione del foliage, hai in mente un posto dove ammirarlo?"... "Torino! E' fantastica in autunno coi suoi viali alberati, il Parco del Valentino... e il Museo Egizio!"
"Ad Halloween andiamo a caccia di Streghe?"... "Siii, nella Torino esoterica e misteriosa, la patria della magia bianca, della magia nera...e del Museo Egizio!"
"Questo Natale che potremmo vedere?"... "Bellissima Torino con la neve, circondata dalle alpi. E poi visto che siamo lì potremmo andare al Museo Egizio!"
Insomma ogni occasione era buona per metterci dentro la tanto sognata visita alle reliquie dei faraoni d'Egitto.
Ma ogni volta abbiamo sempre rimandato ed optato per altre mète. L'ossessione per la "Città Magica" è comunque rimasta intatta, anzi s'è stagionata come un buon vino d'annata, acquistando corpo e lustro nelle nostre menti.
Ed eccoci qui in questa caldissima estate 2022 mentre, inseguendo l'illusione del refrigerio soffiata da un ventilatore basculante, ci chiediamo dove poter far scorrazzare libera per un po' la nostra eterna voglia di cultura.
Puntuale arriva la proposta di Pasquale: Torino, Museo Egizio!
Stavolta però sembra facile ripiegare verso altro, in quanto visitare una simile città con queste altissime temperature equivarrebbe letteralmente a passare dalla padella alla brace. Chi può essere così folle da tuffarsi in una grande pianura cinta da alte montagne che fanno da barriera invalicabile ad un'afa stagnante ed un'umidità altissima?
E invece Pasquale ci sorprende con 3 semplici annotazioni:
1. Dopo Ferragosto arriva sempre la classica perturbazione di fine estate che da Nord entra in Italia portando fresco e venti sostenuti.
2. Ad Agosto Torino si svuota e resta semideserta, quindi traffico inesistente, poche file nei luoghi di interesse e altissima vivibilità.
3. Per incentivare il turismo nella seconda metà di Agosto il comune blocca la ZTL in città e per una settimana tutte le strisce blu non sono a pagamento.
Beh, c'è da ammettere che Pasquale sa essere convincente quando vuole.
E così la decisione è presa: Torino sia!
Come sempre la pianificazione e lo studio dell'itinerario sono stati perfetti, nonostante il poco tempo a disposizione. Ancora meno tempo è servito ad una coppia di amici per unirsi alla gita. A 4 giorni dalla partenza, fiduciosi nelle nostre note capacità di esperti tour operators, hanno prenotato lo stesso hotel insieme ai loro figli affidandosi in toto alla nostra organizzazione.
La partenza è stata così fissata per venerdì 19 Agosto.
Come mezzo di viaggio abbiamo scelto la “Espace” dei nostri amici, in virtù dei 7 posti a disposizione, dell'ampio spazio per i bagagli e dell'enorme confort, il che ha decretato per l'auto come soprannome ufficiale il titolo di "Astronave".
Dobbiamo dire che le oltre 6 ore di viaggio necessarie sono state eccezionalmente gradevoli e per niente faticose, inframmezzate da svariate soste per ristoro e pipì varie. Grazie all'Astronave abbiamo potuto godere di un tragitto all'insegna della comodità estrema, coccolati come degli emiri a bordo di futuristici jet.
Arriviamo in Hotel poco prima delle 16.00. Tempo di fare il Check-in e di prendere le camere, e siamo pronti per la prima esplorazione della città.

Ci dirigiamo a piedi verso il vicino Parco fluviale del Valentino, ridisegnato nell’800 dal francese Barrillet-Dechamps e che si dirama lungo le sponde del fiume Po. Non si hanno certezze sull’origine del nome del parco, l’ipotesi più gettonata è che derivi dal nome del santo le cui spoglie sono conservate in una chiesetta non lontana. Nel cuore del parco sorge lo splendido Castello del Valentino, inserito dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanità insieme alle altre residenze sabaude. La reggia conobbe il suo periodo di massimo splendore con Maria Cristina di Francia, che ne fece la sua dimora prediletta. Oggi il castello è la sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.

La costruzione più singolare che sorge sul perimetro del parco è il Borgo Medioevale, una riproduzione di un villaggio del ‘400. All’interno delle mura con ponte levatoio si trovano case fortificate, botteghe, vie e la Rocca. Il borgo fu costruito nel 1994 come Padiglione di Arte Antica per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico medioevale del territorio. Terminato l’evento il complesso fu conservato trasformandosi in un luogo di svago.
Poco distante dal Borgo, all’interno del giardino roccioso ci sono numerose installazioni ed opere che negli anni hanno arricchito il giardino. Tra questa spicca senza dubbio la Panchina Innamorata, o più comunemente la Panchina degli Innamorati: si tratta di una scultura raffigurante una panchina su cui sono riportati due lampioni lavorati in maniera tale da sembrare che siano seduti l'uno di fianco all'altro uniti in un tenero abbraccio. L’opera è stata realizzata da Rodolfo Marasciuolo.
L’itinerario prevedeva anche una sosta alla Fontana dei 12 mesi, ma essendo in ritardo per la cena a malincuore abbiamo dovuto farne a meno per correre in albergo a lavarci e cambiarci tutti, riprendere la macchina e partire in direzione Portacomaro provincia di Asti alla volta della rinomata Bottega del Grignolino.
"Portacomaro è un piccolo comune in provincia di Asti situato nel Basso Monferrato tra i vigneti del Grignolino e Ruchè. Le sue origini sono incerte, molto probabilmente la famiglia antica e nobile romana, Gens Comara avrebbe dato il nome al paese fondato inizialmente come accampamento militare.
Il paese appartiene all'associazione nazionale città del vino, terra di vini celebri, è un territorio prevalentemente agricolo, caratterizzato da campagna, dedito principalmente alla coltivazione della vite e all'allevamento dei bovini; si producono inoltre piccole quantità di nocciole di alta qualità.
Una delle caratteristiche principali del paese è la presenza del ricetto, luogo fortificato racchiuso da mura per proteggere le case, i magazzini e gli edifici più importanti del paese che risale al X-XI secolo.

Per tutti i buongustai e gli amanti del vino, Portacomaro rappresenta la patria del Grignolino, e un piatto tipico è il fritto misto alla piemontese. Per iniziativa della Pro Loco di Portacomaro e dell'Amministrazione comunale è stata istuita la Bottega del Grigiolino d'Asti una stupenda cantina sotterranea visitabile, scavata a cuniculi nel tufo idoneo per conservare al meglio le bottiglie, molto suggestiva ed invitante dove è presente anche un ristorante per poter degustare piatti tipici locali.
Portacomaro è inoltre il paese d'origine di Papa Bergoglio! Suo nonno Giovanni possedeva l'antico casale di Bricco Marmorito che si trovava in cima alla valle di Portacomaro, poi in seguito si trasferì a Torino, e da lì andò in Argentina." [Fonte: Portacomaro: la guida completa (paesionline.it)]
Sabato 20 agosto 2022
Facciamo una colazione bella abbondante. Vi abbiamo mai detto quanto adoriamo fare colazione negli hotel?!
Non che a casa optiamo per qualcosa di frugale, anzi ne facciamo di davvero complete con pane abbrustolito, marmellate, yogurt e caffellatte. Ma in hotel è tutta un'altra cosa!
Qui ci si sente coccolati dall'ampio buffet, dai prodotti tipici locali, dai profumi di dolci e frutta fresca che inebriano la stanza. E poi l'aroma del caffè espresso, del cappuccino con la schiuma appena montata, o la fragranza del pane tostato e del bacon abbrustolito.
In tutto ciò avvolti dai sommessi suoni di una città che si risveglia e di una giornata che si prevede stupenda.

Ci prepariamo e partiamo a piedi in direzione del centro. Percorriamo i portici che costeggiano la ferrovia fino a Piazza San Carlo. Torino è piena di piazze, tutte belle ed eleganti, ma piazza San Carlo è considerata il “Salotto di Torino”.
La piazza si estende per una lunghezza di 168 metri ed una larghezza di 76 metri. Esattamente al suo centro si erge la statua di Emanuele Filiberto. Su uno dei lati corti sorgono due chiese gemelle in stile barocco: la Chiesa di San Carlo del 1619 e la Chiesa di Santa Cristina costruita nel 1639. Definite gemelle anche se nate in periodi differenti, le due chiese sono l’una la copia dell’altra, sebbene quella di Santa Caterina è un po' più spoglia e meno rifinita in quanto luogo di culto pensato per la servitù dei nobili aristocratici, frequentatori invece della più raffinata Chiesa di San Carlo.
La piazza è costeggiata da portici che ospitano ristoranti e alcuni caffè storici di Torino, come il Caffè San Carlo e il Caffè Torino.
Tutta la storia della piazza è legata alla vita dei monarchi che, tra il 1600 e il 1700, la vollero per celebrare il ruolo di Torino come capitale. Tutti gli avvenimenti importanti della città sono passati da qui, ma la piazza ricorda soprattutto la ribellione del 21 settembre 1864 dopo il trasferimento della capitale a Firenze che provocò 184 morti.
Proseguiamo per Via Roma ancora per qualche metro, fino ad incrociare Piazza Castello ed è proprio qui, attraversata la strada, che ci immergiamo nella piazza più importante della città.
Dritto di fronte a noi, in tutta la sua maestosità Palazzo Reale ci attende. Nel centro della piazza quattro fontane d’acqua danno refrigerio a cittadini e turisti che ne hanno bisogno.
La piazza come la si può vedere oggi fu progettata dall’architetto Ascanio Vitozzi per volere del duca Carlo Emanuele I nel 1584.
Attorniata per tre lati de eleganti portici fa da cornice a importanti palazzi cittadini: Palazzo Reale (residenza del re di Sardegna fino al 1659 e poi di Vittorio Emanuele II Re d’Italia fino al 1865), il Teatro Regio (il principale teatro lirico della città), il Palazzo della Giunta Regionale, il Palazzo del Governo (oggi prefettura); il Palazzo delle Regie Segreterie di Stato; l’Armeria Reale e la Biblioteca Reale.
Cuore della Piazza è l’importante Palazzo Madama, nascosto dall’impalcatura che serve alla ristrutturazione della facciata. Esso è un antico castello circondato da tre monumenti: la scultura dedicata all’Alfiere Dell’esercito Sardo, il monumento equestre che celebra i cavalieri d’Italia e la statua di Emanuele Filiberto duca di Savoia. Oggi è la sede del Museo Civico di Arte Antica. L’edificio è stato edificato sulle rovine di un’antica porta romana, è stato fortezza, castello e residenza di due madame reali: Maria Cristina di Francia e Giovanna di Savoia Nemours, sotto la cui reggenza il palazzo fu ampliato e abbellito.

Nel cuore più antico della città di Torino sorge il Palazzo Reale, con la sua elegante facciata finemente barocca e la sua combinazione unica di diversi stili. Il Palazzo Reale di Torino fu antico e prestigioso centro di potere della famiglia sabauda per tre secoli. Patrimonio dell’UNESCO dal 1997, oggi questa maestosa reggia mostra con orgoglio la mano di tutti i celebri artisti che vi lavorarono tra il XVII e il XIX secolo, rendendola uno dei più importanti siti di interesse artistico e culturale della città di Torino. Nel XVII secolo il Duomo fu ristrutturato al fine di aggiungere la Cappella della Sacra Sindone, capolavoro di architettura barocca di Guarino Guarini. la Cappella è condivisa tra palazzo reale e Duomo ed è destinata a custodire il sudario in cui sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. Essa fu gravemente danneggiata da un incendio nel 1997. La reliquia che già da qualche anno si trovava dietro l’altare maggiore, pur non essendo stata interessata direttamente dal fuoco, fu portata via dall’area dell’incendio. Oggi la Sindone è conservata in posizione distesa all’interno di una teca a tenuta stagna, in assenza di aria e in presenza di un gas inerte collocata sotto la tribuna reale. In occasione delle ostensioni (esposizioni pubbliche) la Sindone viene esposta in un’altra teca.
Per godere appieno della storia e della maestosità del Palazzo Reale scegliamo di visitarlo avvalendoci di un tour guidato. L'esperta guida turistica ci conduce in un avvincente viaggio nella Torino barocca del 1600, snocciolandoci aneddoti e curiosità della vita a corte di un tempo mentre ci immergiamo in saloni riccamente decorati. In questo caso l'aggettivo "riccamente" non è mai stato più indicato, in quanto scopriamo porte ricoperte in lamina e foglia d'oro, arazzi e tappeti dalle nappe in oro zecchino ed incredibili mobili con pregiatissime lacche cinesi dal valore inestimabile.
Scopriamo la dislocazione degli appartamenti reali, la lunga trafila che si doveva seguire per essere ricevuti a corte, i studioli ed i gabinetti privati dei regnanti, e tante altre notizie in un turbinio di nozioni ed indiscrezioni. Ammiriamo stucchi favolosi e decori di ogni foggia (fra cui il magnifico trono del Re nella Sala delle Udienze). Ed ancora affreschi, statue, dipinti, ed una miriade di altre meraviglie che avremmo ignorato senza l'ausilio del nostro instancabile cicerone.
Usciamo dai giardini reali all’ora di pranzo.
Siamo tutti affamati, soprattutto i bimbi, quindi optiamo per un noto fast food in zona ubicato in uno splendido palazzo. In pochissimo tempo siamo belli che rifocillati e pronti a ripartire.
La prossima tappa è la Mole Antonelliana e, Google Map in mano, Pasquale ci fa da apripista verso questa costruzione simbolo di Torino.
La Mole Antonelliana fu iniziata nel 1863 su progetto di Alessandro Antonelli per svolgere la funzione di tempio israelitico. Nel 1878 fu ceduta al Comune che volle farne un monumento dedicato al re d’Italia Vittorio Emanuele II. La singolare costruzione è alta 167 metri, a base quadrata e sormontata dalla celebre cupola cuspidata.
Fu inaugurata nel 1889 con la posa sulla guglia della statua del genio alato. Nel 1905 una stella a cinque punte sostituì la statua del genio alato che un fulmine aveva abbattuto l’anno prima. Un ascensore dalle pareti vetrate posto all’interno della Mole consente di raggiungere il “Tempietto”, a 85 metri di altezza da cui si può ammirare un panorama di Torino davvero sorprendente.
Per mancanza di tempo abbiamo deciso di non prendere l’ascensore: alle 18:30 inizia il tour del Museo Egizio con un vero egittologo a farci da anfitrione.
Riprendiamo la strada dell’albergo.
Giusto il tempo di una doccia e di indossare vestiti puliti e torniamo in centro, stavolta sfruttando l'efficiente (e quasi deserto visto il periodo) servizio di tram cittadini.
In sole 4 fermate il tram ci porta a pochi passi dalla destinazione finale. Siamo leggermente in anticipo, è il tardo pomeriggio di una bellissima giornata estiva, il sole lentamente cala tingendosi d'arancio, e la breve attesa fuori dal museo è gradevole in questo ambiente così calmo e sereno. Quando finalmente ci permettono di entrare dentro alla struttura inizia una delle più belle avventure che abbiamo mai vissuto.
Innanzitutto dobbiamo rimarcare il fatto che quello di Torino è il museo egizio più antico del mondo. Per importanza è secondo solamente a quello del Cairo, un bel vanto per l'Italia.
La sua fondazione risale al 1826, anno in cui Carlo Felice, re di Sardegna, acquistò un’ampia collezione di opere del console di Francia in Egitto, Bernardino Drovetti. Gli acquisti e gli scavi realizzati successivamente ampliarono la raccolta museale, la quale oggi vanta più di 30.000 pezzi, tra cui statue di faraoni, sarcofagi, stele funerarie, gioielli, oggetti d’uso quotidiano (in esposizione ce ne sono “solo” 6.500) che fanno del Museo delle Antichità Egizie di Torino uno tra i più ricchi musei egiziani al mondo. Tra i capolavori che qui si possono ammirare, spiccano: la statua di Ramesse II, le tombe intatte di Kha e Merit, la Mensa Isiaca, e il tempio rupestre di Thutmosi III trasportato da Elessiya, 200 km a sud di Assuan, e qui ricomposto per salvarlo dalle acque del lago artificiale Nasser dopo la costruzione della diga di Assuan.
Il museo è strutturato in 5 piani espositivi. L'ingresso è al livello -1, quindi appena varcata la soglia si affrontano delle rampe in discesa che sembrano portare in un bunker segreto.

In effetti l'effetto deve ricordare quello provato dai primi esploratori delle piramidi: lunghi corridoi in pietra che si insinuavano in profondità di posti sacri e antichissimi, preludio delle tante meraviglie da scoprire.
Qui però si arriva ad una hall dove ci sono le casse e lo shop del museo.
Sembra di trovarsi nella sala di un aeroporto internazionale: è tutto elegante e moderno, con un aspetto funzionale e a tratti futuristico. Molto bello il soffitto a specchio brunito, fonte di ispirazione per singolari selfie.

E' qui che la guida assegnataci (un giovane e capacissimo egittologo di nome Francesco) chiama a raccolta il nostro gruppo, fornendoci gli auricolari Wi-Fi per ascoltarlo meglio e dandoci le disposizioni per come comportarci all'interno.
Finalmente entriamo e subito prendiamo delle scale mobili che ci portano al terzo piano.
Mentre saliamo Francesco inizia a raccontare cenni di storia egiziana per farci addentrare nel periodo in cui ci immergeremo. Sulla grande parete che costeggia le scale mobili è riportato il disegno del fiume Nilo e della valle in cui scorre, con tutte le città che attraversa ed i più importanti siti archeologici e di interesse. E' come una grande mappa di pergamena, in cui spicca il vivido azzurro del Nilo che nascendo nelle montagne del Burundi (al piano -1) scorre sinuoso, accompagnandoci nell'ascesa ed attraversando l'intero Egitto fino a sfociare col suo inconfondibile delta nel Mar Mediterraneo (al piano +3), dopo ben 6850 chilometri di puro incanto.
Iniziamo così con l'ammirare una delle prime mummie di oltre 5000 anni fa, in uno stupefacente stato di conservazione nonostante non abbia subìto alcun processo di mummificazione ad eccezione di quello naturale dovuto alle sabbie del deserto.
Da qui la nostra guida parte per narrare le tecniche di inumazione e conservazione adottate a partire dalla prima dinastia di faraoni. Una evoluzione accattivante di credenze e tecniche all'avanguardia per l'epoca.
Veniamo trasportati in un mondo di Dei e forte spiritualità, di conquiste e battaglie, di costruzione e di arte. Conosciamo la stupenda storia che fa da cornice alla scoperta della tomba dell'architetto costruttore Kha e di sua moglie Merit, forse l'idillio più antico e romantico che sia mai esistito. Il bravissimo e appassionante Francesco ci svela i segreti di antichi sarcofagi, delle tante statue di divinità, dei sortilegi che le irretiscono e delle peripezie che le hanno portate a questa esposizione.
Possiamo ammirare il Libro dei Morti, un papiro di oltre 18 metri di lunghezza in cui sono riportate formule magico-religiose che dovevano servire al defunto per proteggerlo e guidarlo verso il modo ultraterreno.
C'è ancora tempo per cenni di lettura ed interpretazione dei geroglifici, sulla vita della gente comune, sul cibo e le vesti dell'epoca. E le domande sono sempre ben accette, ogni curiosità debitamente sanata.
Le due ore della visita scorrono a velocità siderale, e come in uscita da una macchina del tempo la stanchezza la si sente solo alla fine quando, spossati ma sazi di conoscenza ed ebbri di nuove nozioni, ci dirigiamo soddisfatti verso la serata estiva torinese, con gli occhi ancora colmi delle grandi meraviglie appena viste.
Una volta usciti dal museo decidiamo di fermarci a cena in un locale li vicino, condividendo oltre al companatico anche le emozioni provate. Con i nostri amici diamo vita ad una sorta di "Bistrot culturale" in cui scambiare idee e scoperte. E' la degna conclusione di una giornata che è stata assai lunga e stancante, a vedere le facce provate dei bimbi.
Decidiamo così di riprendere il tram cittadino e di tornare in hotel.
Prima di ricaricare le batterie per gli impegni che ci attendono domani però, i soli uomini decidono di concludere la serata nella calda atmosfera di un birrificio poco distante.
D'altronde la birra era una bevanda popolare anche al tempo dei faraoni, quindi quale conclusione migliore di questa per tale solenne giornata?
Domenica 21 agosto 2022
Ci svegliamo di buon'ora.
La fatica di ieri ancora si fa sentire, ma la comoda dormita ha sufficientemente caricato le nostre batterie, ed ora siamo pronti per proseguire col nostro programma.
Oggi è previsto il ritorno a casa, ma ci siamo ritagliati la mattinata per un'ultima visita…
Lasciamo l’albergo e caricata la mitica Astronave ci dirigiamo verso la magnifica Reggia di Venaria.

Sorta per volere di Carlo Emanuele II come residenza di caccia e di piacere, la Reggia di Venaria è una delle magnifiche residenze ducali in Piemonte costruite per creare una “Corona di Delizie” intorno alla capitale, a testimonianza del potere dei Savoia. Costruito tra il 1659 e il 1679 su progetto del Castellamonte, l’imponente complesso della Reggia di Venaria si sviluppava lungo un asse di 2 km che collegava il borgo di Venaria alla Reggia, con il bellissimo Salone di Diana e i Giardini. In seguito alle distruzioni di alcune parti operate dai francesi nel 1693, fu avviato un progetto di rinnovamento e ampliamento ad opera di Garove alla cui morte subentrò Juvarra al quale si devono la decoratissima Galleria Grande (detta di Diana), la solenne cappella dedicata a Sant’Uberto (il santo dei cacciatori), e l’edificio detto “Scuderia grande” o “Citroniera”, magnifici esempi dell’architettura barocca. I lavori alla Reggia furono completati dall’Alfieri nel secondo Settecento. Nell’800 cominciò la lunga fase di decadenza della Reggia (trasformata in caserma militare) completamente in rovina un secolo dopo. Fortunatamente un grandioso progetto europeo di restauro le ha restituito tutto lo splendore di quel luogo di delizie che fu in passato. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, dalla sua apertura al pubblico nel 2007, la Venaria Reale si è attestata tra i primi cinque siti culturali più visitati in Italia. Arriviamo alla reggia di poco in ritardo per unirci al tour guidato in partenza. Poco male: sono disponibili comode e completissime audio guide che permettono di navigare fra la storia e l'arte che si incontrano al suo interno.
Il complesso è molto ben tenuto e curato, ma soprattutto è immenso e la visita completa richiede parecchio tempo. Al suo esterno poi si estendono giardini a perdita d'occhio con lunghi viali, fontane e statue a non finire.
Vale di certo la pena di fare una piccola deviazione per vistarla, qualora foste in zona. Come vale di certo la pena fermarsi a pranzo in uno dei locali caratteristici del piccolo borgo di Venaria, che assolutamente saprà ammaliarvi con la sua atmosfera serena ed i piatti tipici della cultura culinaria piemontese.
Nel primo pomeriggio, quando il sole inizia a declinare verso ovest, noi riprendiamo la lunga strada del ritorno per la conclusione di questo straordinario viaggio.
Cosa resta di questa fugace ma intensa esperienza?
Beh, innanzitutto la voglia di tornare! E questo è già indicativo di suo: si vuol tornare dove si è stato bene, dove si è lasciato un piccolo frammento di anima.
A Torino in effetti da ieri risiede un piccolo pezzettino di noi. Rimarrà lì per sempre e da lì ci chiamerà a raggiungerlo, con voce dapprima sommessa e poi via via più insistente.
Ma è giusto che sia così: viaggiare è fare nostre le meraviglie del mondo sbriciolando piccole parti di noi lungo il cammino, come piccole scie luminose che tracciano la nostra esistenza.
Commenti
Posta un commento