Firenze


Sulle orme di Robert Langdon nell'Inferno di Dan Brown

Questa estate abbiamo deciso di tornare in Toscana per le vacanze. Crescono gli anni, cresce l'esperienza e si migliora il "tiro". Quest'anno abbiamo deciso di passare due notti in quel di San Gimignano, nello stesso hotel con Spa immerso nella favolosa campagna toscana in cui siamo stati lo scorso anno, aggiungendo stavolta al classico percorso benessere un massaggio di coppia, e passando l’intero giorno a disposizione a Firenze.

 

L'illuminazione vincente è stata quella di beneficiare di un'esperienza Spa il primo giorno all'arrivo dopo il viaggio in macchina, godersi una magnifica cena a lume di candela immersi in atmosfere da favola, investire tutto il giorno successivo nell'esplorazione di Firenze sulle orme del Prof. Langdon di Dan Brown risolvendo gli indizi sparsi per la città, per poi fruire nell'ultimo giorno di una sessione supplementare di Spa, in modo da mitigare e rinfrancarci dalle fatiche intraprese. 

 

Come tutti i piani ben organizzati nei minimi dettagli, anche questo era destinato ad essere disatteso, soprattutto per quel che riguardava la "magnifica cena" in cui l'atmosfera da favola è stata seriamente messa a rischio da una paradossale videochiamata alla "povera gatta rimasta da sola a casa"... sorvoliamo sul tono in crescendo della chiamata usato in un ambiente sobrio ed elegante, sulle occhiate indignate dei "Lord" presenti al ristorante e relative dame... dimentichiamo la figura "barbina" causata da un Pasqui impazzito nel vedere il piccolo animaletto domestico che gli miagolava a distanza...

 

E come 'l volger del ciel de la luna 

cuopre e discuopre i liti sanza posa, 

così fa di Fiorenza la Fortuna: 

per che non dee parer mirabil cosa 

ciò ch'io dirò de li alti Fiorentini 

conde è la fama nel tempo nascosa. (Inferno XVI, 82-87)

Dante Alighieri


Tralasciamo magicamente tutto ciò, nella speranza che alle prossime gite non ci siano chiamate emotive e melodrammatiche a chicchessia animale, ed approdiamo a Firenze



Su consiglio di un affabile cameriere incontrato il giorno prima in una squisita osteria di Rapolano Terme (un piccolo borgo molto affascinante e ben tenuto in cui ci siamo fermati per pranzare), abbiamo lasciato la macchina poco fuori Firenze, al parcheggio Villa Costanza nell'omonima uscita dell’autostrada A1. Questa scelta si è rivelata a fin dei conti vincente, in quanto il parcheggio è davvero ampio, usufruibile direttamente col servizio Telepass (quindi senza lo sbattimento del biglietto da portare con sé e pagare in cassa automatica) e attrezzato in modo impeccabile con servizi igienici curati, un bar imponente ed una comodissima linea di tram da cui ogni 15 minuti parte una corsa per il centro città. Inoltre, cosa da non sottovalutare mai, con una spesa minima di 5 euro è possibile sostare per l'intera giornata.

Se non è convenienza questa!!!


In periodo di Covid, per questioni di sicurezza tutti i siti dei musei e dei luoghi di interesse suggeriscono, o per meglio dire annunciano, l’obbligo di prenotare ingressi e tour guidati direttamente online o telefonicamente.

Nel nostro caso specifico ci siamo accorti solo durante il gradevole viaggio in tram, entrando in città, che non avevamo prenotato pressoché nulla.

NIENTE PAURA SBADATI DI TUTTO IL MONDO: non siete soli!

Dopo un'iniziale tensione dovuta al veder crollare i nobili propositi di colmare la nostra sete di sapere, con somma nostra gioia abbiamo scoperto che, Green pass alla mano, i biglietti si potevano acquistare anche in loco. Anzi, il fatto di non aver prenotato praticamente niente alla fine ha pagato in una maniera insperata, come vi diremo più avanti.

 

Decidiamo di scendere alla Fermata Paolo Uccello per poi dirigerci a piedi verso i GIARDINI DI BOBOLI

 

Per gli appassionati del libro Inferno: il Giardino di Boboli è il grande parco in cui il protagonista Prof. ROBERT LANGDON scavalca il muro di cinta di Firenze per sfuggire alla polizia. Egli si nasconderà dapprima sotto la Cerchiata per non farsi vedere dai Droni che lo cercano, per poi introdursi nella Grotta del Buontalenti prima di entrare nella attigua porta da cui ha inizio il ben famoso Corridoio del Vasari, ma andiamo con ordine… 

L’Ingresso di porta Romana è stato temporaneamente chiuso, così seguendo le indicazioni lì affisse prendiamo per via Romana ed entriamo dall’ingresso Annalena. Ovviamente siamo a metà del giardino (vedi mappa riportata sotto), e per vederlo tutto ci dirigiamo verso porta Romana per poi ripercorrerlo (in salita ahimè, e che salita!), nella direzione opposta. 

 

 

GIARDINO DI BOBOLI

Il principale parco Cittadino si trova proprio dietro palazzo Pitti. E’ uno dei giardini più belli e grandi d’Italia, inaugurato nel 1550 dal granduca Cosimo I e aperto al pubblico nel 1766. 

 

Partendo dalle Statue di Perseo e Andromeda e attraversando il Prato delle Colonne, zona erbosa circondata da pilastri che lo adornano, troviamo il Piazzale dell’Isolotto, un coacervo manierista di laghi, isole, giardini e sculture iniziato nel 1618. 

Troviamo una panchina all’ombra per riposarci un po'. Dopo qualche foto a Pasquale erto sui piedistalli delle statue mancanti che circondano il piazzale, ripartiamo. 

Ad est c’è il Viottolone, "asse di collegamento punteggiato di statue e cipressi", o almeno questa è la descrizione trovata nella guida acquistata per l’organizzazione del viaggio. In realtà il viale è un'enorme e ripida salita, costeggiata da statue e cipressi. A ragion veduta l'aver indossato le infradito non è stata l’idea più brillante della mattinata, almeno per questa parte del tour. 

Più o meno a metà della salita del Viottolone, passa perpendicolarmente la Cerchiata, un sentiero ombreggiato da alberi che formano come una galleria naturale. 

Finita la salita, alle spalle di Palazzo Pitti, si trova l’anfiteatro: una cava di pietre usate per la costruzione del palazzo, ora impegnata per concerti musicali. A nord dell’anfiteatro la Fontana di Nettuno si erge su un laghetto in mezzo a terrazzamenti costellati di statue romane. Uno dei luoghi più pittoreschi del giardino è la Fontana del Bacchino, copia di una statua del 1560 che rappresenta un nano della corte di Cosimo I che, nudo, cavalcava una tartaruga scimmiottando Bacco. Nella Kaffeehaus, una palazzina in stile rococò del 1776, si può bere qualcosa al piccolo bar aperto solo nel periodo estivo. 

Procedendo da Ovest a Est le cose da vedere sono il Forte del Belvedere sulla collinetta più elevata e una della tre caverne, la Grotta del Buontalenti, una grotta con finte stalattiti e spugne che contiene gli stampi dei Prigioni di Michelangelo, le statue della Venere della Grotticella del Gianbologna e Paride che rapisce Elena di Vincenzo de’ Rossi. 

Si è fatto da poco mezzogiorno quando usciamo dall’ingresso di Palazzo Pitti, decidendo di non visitarlo, essendo sulle orme del Prof. Langdon, ma di appuntarlo mentalmente sul programma della prossima gita a Firenze.













PONTE VECCHIO

Il Ponte Vecchio è il più importante dei tanti ponti che attraversano il fiume Arno a Firenze. 

E costruito a circa 150 metri a valle dell'area in cui il fiume presenta naturalmente uno dei punti in cui l'alveo è più stretto nel suo percorso all'interno della città, nel suo tratto a monte delle Cascine. 

La denominazione fu conferita a quello che era il più antico ponte fiorentino nel momento in cui fu costruito il Ponte alla Carraia, detto allora "ponte Nuovo" in contrasto con il pons Vetus. Oltre all'enorme valore storico che lo accompagna, il ponte nel tempo ha svolto un ruolo centrale nel sistema viario cittadino, a partire da quando collegava la Florentia romana con la via Cassia Nuova voluta dall'imperatore Adriano nel 123 d.C. 

Il ponte appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

 

 

IL CORRIDOIO DEL VASARI


Nel 1565 l'architetto Giorgio Vasari costruì per Cosimo I il "corridoio vasariano", con lo scopo di mettere in comunicazione il centro politico e amministrativo sito a Palazzo Vecchio con la dimora privata dei Medici, Palazzo Pitti. Il corridoio sopraelevato, lungo circa 760 metri e costruito in soli cinque mesi, determinò un ulteriore elemento di rottura del disegno unitario dei fronti, passando 

sul lato est del ponte al di sopra delle botteghe. 

Le botteghe dei macellai presenti all'epoca già prima della sua costruzione, furono poi occupate da orafi e gioiellieri per ordine di Ferdinando I con un decreto del 27 settembre 1594, per evitare un commercio poco nobile e con odori sgradevoli sotto le finestre del corridoio sospeso.

 

Giriamo a destra in Via Vacchereccia e da lontano, poco lontano per la precisione, vediamo la torre di Palazzo Vecchio, e lì davanti al portone principale scorgiamo il David di Michelangelo, o per meglio dire la sua copia "autorevole" in quanto l'originale è conservato nella Galleria dell'Accademia. 

Facciamo così il nostro ingresso in Piazza della Signoria.



PIAZZA DELLA SIGNORIA

In epoca romana l’area di questo famoso slargo si trovava vicino al cuore pulsante di Florentia: a quel tempo vi si ergeva un vecchio teatro e il complesso delle terme. Più a sud, verso il greto del fiume, v'era la Fullonica, un colossale edificio in cui si producevano e si tingevano i tessuti. A queste tre strutture si aggiungeva una chiesa, dedicata a San Romolo, una loggia e una basilica cristiana del V secolo, oggi perdute, sepolte o smembrate per le loro pietre nel corso dei secoli. 

Le origini stesse della piazza sono avvolte nella leggenda. Si dice che la zona appartenesse alla dinastia degli Uberti, i vessillieri di una delle tante fazioni di ghibellini che si disputavano il potere. Nel 1268, quando la famiglia dovette sottomettersi, le sue terre vennero confiscate e le proprietà rase al suolo. In seguito, si pavimentò il terreno dello spiazzo, probabilmente per impedire agli Uberti di ricostruirvi sopra. La terra era ritenuta disonorata e per questo motivo nessuno vi edificò. Ad oggi la forma risulta insolitamente asimmetrica, cosa che in realtà è dovuta alle sue alterne vicende storiche. 

I lavori sul piazzale iniziarono nel 1299 con l’edificazione del Palazzo dei Priori, il consiglio municipale che col tempo sarebbe poi diventato il Palazzo Vecchio. I lavori finirono verso la fine del Trecento quando le risorse cittadine furono usate per la costruzione del Palazzo dei Priori e la Loggia della Signoria. Le cronache coeve parlano di un sito edilizio pieno di detriti; solo nel 1385 la piazza venne lastricata davvero per la prima volta con una pavimentazione decente. Ulteriori modifiche si susseguono dopo il 1560, quando il granduca Cosimo I apportò stravaganti modifiche agli Uffizi, e nel 1871, quando fu demolita la medievale Loggia dei Pisani in modo che la piazza si aprisse a ovest. Negli anni ottanta del secolo scorso sono state rimosse le pietre medioevali della pavimentazione suscitando molte polemiche.

Alla nostra sinistra si erge la Fontana di Nettuno, proprio accanto alla facciata principale di Palazzo Vecchio.

 

FONTANA DI NETTUNO


opera di Bartolomeo Ammannati e dei suoi assistenti, realizzata sul progetto di Baccio Bandinelli, ritrae Cosimo I nelle vesti del dio del mare. Michelangelo la ridicolizzò scrivendo “Ammannato, Ammannato che bel marmo hai rovinato”. I fiorentini vi si riferiscono con il nome di “Biancone” e presumono che esso vaghi in piazza nelle notti di luna piena. Nei suoi pressi, a terra, è riportata l’iscrizione in pietra del luogo in cui, il 23 marzo 1498, furono bruciati per eresia Girolamo Savonarola e due monaci domenicani.

 

 Entriamo a Palazzo vecchio dopo pranzo e riusciamo a prendere i biglietti per un tour guidato dei percorsi segreti, un vero colpo di fortuna se consideriamo di non aver prenotato in anticipo praticamente nulla. 

Nell'attesa che inizi il tour abbiamo circa due ore per continuare a girare la città, o per lo meno il centro della città. Il giro turistico sulle tracce dell'Inferno di Dan Brown ci conduce alla Casa di Dante, che in realtà altro non è se non una comune palazzina in cui il sommo poeta non ha mai vissuto. Essendo posizionata lungo il percorso dei luoghi storici in cui il sommo poeta soleva visitare, essa è stata ristrutturata, e al suo interno è stato creato un museo a tema dantesco. 

Decidiamo di non entrare e di proseguire passando sotto la Torre Badia, Chiesa del X secolo dove si narra che Dante vide Beatrice per la prima volta. Vi è esposto il pregevole dipinto di Filippino Lippi Apparizione della vergine a San Bernardo (1485); interessanti anche il Chiostro degli Aranci, che ospita un ciclo di affreschi sulla vita di San Benedetto (1436-1439) e il campanile trecentesco. 

 



TORRE BADIA


La Badia è situata di fronte al Museo del Bargello e la sua presenza è contrassegnata da una torre campanaria esagonale costruita tra il 1310 e il 1330. Fondata nel 978, la badia era la costruzione di Willa, vedova di uno dei margravi di Toscana, già governatori della regione che risiedevano a Lucca. In seguito, venne ampliata da suo figlio Ugo. Nel complesso fu aperto nel 1031 un ospedale, il primo di Firenze. 

Le campane della abbazia segnalavano la divisione delle ore della giornata lavorativa dei fiorentini. Intorno al 1285 fu ricostruita probabilmente da Arnolfo di Cambio, architetto del Duomo e di Palazzo Vecchio. Nel 1307 una parte dell’edificio venne demolita da parte delle autorità cittadine per punire i monaci residenti che si rifiutavano di pagare le tasse. Nel 1627 l’abbazia fu di nuovo modificata, questa volta in stile barocco, ma la maggioranza delle opere artistiche conservate negli interni sfuggì alla distruzione. 

Gli orari di apertura variano notevolmente, ma gli oscuri recessi valgono senza dubbio alcuni minuti di sosta, se ci si capita quando sono aperti al pubblico.

 

Continuiamo la nostra camminata esplorativa per le viuzze del centro storico e troviamo il monumento religioso più importante della città: Il Duomo. Questo è un'altra tappa del tour, in cui il professore trova la maschera di Dante nascosta nella fonte battesimale dall’amico la sera prima. L’indizio lo porterà prima a Venezia e poi ad Istanbul. 


DUOMO DI FIRENZE



Il magnifico rivestimento esterno del Duomo, costituito da marmo rosso, verde e beige, sembra offuscare la maestosità del cupolone del Brunelleschi, grazie alla loro sorprendente ed elegante sobrietà. 

I capolavori presenti all’interno sono pochi se paragonati a quelli ammirabili nelle altre chiese di Firenze, ma la vista dalla cima della cupola ricompensa ogni cosa. Il panorama dal campanile vicino è forse ancora meglio, lo sguardo cade sul Duomo stesso e sul peculiare ottagono del terzo monumento di rilievo.

 



Subito sotto la torre, in rilievo dal profilo del Palazzo Comunale, troviamo la Cappella di Piazza. 

Di fronte al Palazzo Comunale, nel lato opposto della piazza, si trova la Fonte Gaia, prima fonte pubblica cittadina inaugurata nel 1386, decorata con statue e rilievi di Japoco della Quercia tra il 1409 e il 1419, sostituite poi con copie scolpite da Tito Sarrocchi ne 1868.

 

BATTISTERO

il più antico monumento di Firenze che una volta veniva usato per battezzare ogni neonato fiorentino (Dante compreso).

 


La coda per entrare è lunga e il tempo prima della visita guidata scarseggia, dobbiamo ripercorrere la strada in senso opposto, finalmente sta per iniziare il tour guidato lungo i passaggi ed i luoghi più segreti di Palazzo Vecchio. 

 

PALAZZO VECCHIO

Domina da secoli Piazza della Signoria, i lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1299, forse su disegno di Arnolfo di Cambio, stesso architetto del Duomo. Nei primi tempi ospitava i priori, o la Signoria (il consiglio di anziani che governava la Città) ma nel 1540 divenne il quartier generale di Cosimo I che vi elesse la sua residenza per nove anni, trasferendosi poi a Palazzo Pitti. In quel periodo, da qui, acquisì il nome “vecchio” palazzo, che resta ancora oggi. Il palazzo è tornato ad ospitare il consiglio comunale anche se numerosi locali sono stati aperti al pubblico.

 

Palazzo Vecchio per noi risultava tappa obbligatoria del nostro tour, in quanto è qui che Robert Langdon ispeziona l’affresco del Vasari alla ricerca del "Cerca Trova", ed è sempre al suo interno dove esamina la maschera mortuaria di Dante e dove attraversa la stanza delle mappe per percorrere il passaggio segreto celato dietro la mappa dell’Armenia, che lo porterà prima nel sottotetto del Salone dei Cinquecento e poi in Via della Ninna sul lato est del palazzo. 

Si accede da un cortile interno progettato da Michelozzo nel 1453 e decorato dal Vasari per il matrimonio nel 1565, di Francesco de’ Medici (primogenito di Cosimo I) con Giovanna d’Austria. Il paese della sposa fornì i dipinti che ritraggono una serie di paesaggi e di città controllati dall’impero asburgico. La fontana centrale fu aggiunta per la stessa occasione, sulla sua sommità vi è un putto che abbraccia un delfino, opera di Andrea del Verrocchio. La statua proviene dal giardino di villa Medici a Careggi, oggi l’originale è all’interno del palazzo nel terrazzo di Giunone, mentre nel cortile è esposta una copia. 

Esistono diversi percorsi turistici che portano ai piani superiori ma idealmente si dovrebbe salire la magnifica scala del Vasari fino al Salone dei Cinquecento. 

Il tour dei percorsi segreti inizia da una porta piccola in via della Ninna, un ingresso privato utilizzato all’epoca da Cosimo De’ Medici per raggiungere i propri appartamenti. 

Purtroppo al momento in cui scriviamo tale ingresso è inagibile, a causa dei lavori di ristrutturazione che vedono interessato l'intero lato del palazzo. Per accedere usiamo un portone attiguo di più recente costruzione, e dopo un corridoio androne in cui ammiriamo l'enorme spessore del muro esterno della costruzione (diversi metri di solida muratura) ci ricolleghiamo al passaggio privato utilizzato dal progenitore più illustre della dinastia De' Medici.


Il percorso è praticamente obbligato, una stretta e ripida scala di pietra ci conduce al primo piano, dove la guida ci racconta ciò che vedremo nel tour e quelle che sono state le evoluzioni della struttura nel corso dei secoli, mostrandoci uno spaccato del palazzo compreso nel nostro giro.

 

 

L’esplorazione prosegue con lo studiolo di Francesco I, contornato da grandi armadi dalle ante riccamente dipinte. Dietro due di esse si nasconde un secondo passaggio segreto che porta allo studio di Cosimo I. Si può notare la differenza tre i due studioli: il primo dell’alchimista Francesco caratterizzato da mobili sfarzosi ed il secondo del padre Cosimo, più sobrio ed essenziale. 

Il soffitto dello studiolo di Francesco è affrescato con un ciclo di dipinti che omaggiano i quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. 

Quello di Cosimo invece è una semplice stanza con soffitto affrescato e con un severo armadio in legno scuro. 

Scendendo, prima di tornare nello studio di Francesco, tre gradini conducono a una piccola stanza ritenuta, secondo le ipotesi degli storici, una specie di caveau di Cosimo I in cui il duca conservava merce preziosa. 

Il tour prosegue per un'altra ripida scala che conduce all’ingresso del salone dei Cinquecento.








SALONE DEI CINQUECENTO

Questo gigantesco salone al centro del palazzo ospitava i membri del Maggior Consiglio, l’assemblea che reggeva le sorti della città. Sempre a Vasari si devono i pannelli del soffitto che illustrano l’apoteosi di Cosimo I e i pomposi dipinti murali che celebrano i trionfi militari fiorentini. Sulla parete quasi all’entrata del salone si trova la statua del Genio della Vittoria (1533-1534) di Michelangelo: concepita inizialmente con una figura femminile che sarebbe andata ad adornare la tomba di papa Giulio II, venne consegnata dal nipote dello scultore ai Medici che la fecero installare nel 1565 da Vasari per commemorare la vittoria su Siena di Cosimo I, avvenuta dieci anni prima. Vicino alla porta d’ingresso si erge un modello in gesso della Virtù che soggioga il vizio, opera commissionata a Giambologna come contraltare alla Vittoria. Le altre statue del salone, opera di Vincenzo de’ Rossi (1525-1587), ritraggono le Fatiche di Ercole.

 


Dopo le infradito nel giardino di Boboli, un'altra scelta infelice è stata lasciare la reflex a casa: armata dei suoi obiettivi avrei trovato molto più facilmente la famosa scritta "Cerca Trova" situata su uno stendardo nell'altrettanto famoso dipinto La Battaglia d'Anghiari del Vasari. 

Vabbè, anche questo è un altro appunto mentale da prendere per poterlo includere nella nostra prossima visita in città... 

La guida ci conduce poi nel controsoffitto che regge la struttura del Salone dei Cinquecento. Nel libro "Inferno" è qui che il protagonista si rifugia scappando dal sicario che vuole ucciderlo, per poi farlo cadere attraverso un pannello dipinto del soffitto. 

In questo ambiente precluso ai più ci siamo soffermati ad osservare le travi antichissime delle capriate originali (circa la metà risalgono all'epoca della ristrutturazione del Vasari del 1550), i bulloni e la struttura ideata dall’artista per sostenere il soffitto e i pannelli dipinti in studio dal pittore e montati nel salone.


 












 

Attraversando alcune stanze non incluse nel tour ma che è stato possibile visitare dopo, arriviamo al terrazzo di Giunone, da qui possiamo godere di una vista spettacolare di Firenze ed ammirare l’originale statua del putto con il delfino, posta originariamente nella fontana all’ingresso, qui si conclude anche il nostro tour . 

Passiamo attraverso il Quartiere degli Elementi che conduce al Terrazzo di Saturno. Girando a destra si passa su un ballatoio il quale si affaccia e costeggia il salone dei Cinquecento per poi arrivare al Quartiere di Eleonora, appartamenti della moglie di Cosimo I, il cui pezzo forte sono le camere della piccola Cappella di Eleonora, sontuosamente decorate dal manierista Agnolo Bronzino (1503-1572). Qui troviamo anche la porta che collega il Giardino di Boboli con l’antica residenza dando accesso al corridoio vasariano; successivamente si arriva alla Sala dall’Udienza, che offre una bella vista su Piazza della Signoria e sfoggia un magnifico soffitto di Giuliano de Maiano (1432-1490), responsabile assieme al fratello degli intarsi del vano di accesso all’adiacente Sala dei Gigli. Questa prende il nome dai gigli ornamentali dei D’Angiò e vanta un'altra bella decorazione del Maiano sul soffitto: un ciclo di affreschi che ritrae i santi Zenobio, Stefano e Lorenzo opera di Domenico Ghirlandaio (1448-1494). E' qui presente anche la potente statua di Giuditta e Oloferne di Donatello. La vicina Sala della Cancelleria è stato l’ufficio di Machiavelli mentre la Sala delle Carte geografiche, oggi ricca di splendide mappe cinquecentesche, fungeva da guardaroba per gli abiti cerimoniali di Cosimo I. E’ possibile salire sulla Torre di Arnolfo, dalla quale si gode una vista spettacolare ma che rientra in un altro tour. 

Continuiamo l’esplorazione del palazzo e arriviamo alla maschera mortuaria di Dante, la Cappella dei Priori e la Sala delle Udienze. Sala dopo sala scendiamo al Mezzanino ultima tappa del percorso per poi uscire, ma solo dopo un passaggio obbligato al Book-Shop. 

Si è fatta ormai sera, il sole sta tramontando e noi siamo stanchi ed appagati da questo fantastico tuffo nella cultura fiorentina. 

Con la voglia di raggiungere al più presto la nostra camera dell'hotel acquistiamo una cena "take away" e ci dirigiamo alla fermata del tram per il ritorno al parcheggio di Santa Costanza. 

Firenze, come Roma da noi già visitata, è ricchissima di storia. E' un museo a cielo aperto ove l’arte ti circonda ad ogni passo, ad ogni angolo che si svolta, in ogni vicolo in cui ci si ritrova. 

E' difficile non farsi rapire da tanta meraviglia. 

Abbiamo ancora tanto da vedere: Palazzo Pitti, gli Uffizi, il Duomo... e le "mille-mila" opere d’arte disseminate in ogni strada e ogni recesso della città. 

Non vedo l’ora di tornare!


Album Foto: https://photos.app.goo.gl/cBfXANiukjTht8nd6


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