Toscana 2020
Esperienza SmartBox
In questa estate dettata dalle regole per il Covid-19, le paure e le restrizioni, dove i viaggi all’estero sono diventati una sorta di roulette russa, decidiamo di approfittare di un regalo ricevuto dagli amici al compleanno di Pasquale e farci una pausa di due giorni in Toscana. E’ la nostra prima esperienza con uno SmartBox e siamo emozionati.
Abbiamo scelto un Hotel in zona San Gimignano, che offre un'esperienza di tre ore in SPA e una colazione a Buffet, aggiungendo una cena tipica di tre portate a testa. Ma andiamo con ordine…
Partiamo alle 7:30, con un ritardo di appena mezz’ora sulla tabella di marcia. L’autostrada è poco trafficata e in men che non si dica la lasciamo per la SS77, una strada statale che tagliando trasversalmente le Marche e sbucando nell'Umbria è caratterizzata dai paesaggi mozzafiato che sa donarci l'Appennino Centrale.
Possiamo ammirare l'iniziale campagna che dirada fino alle pendici di maestose montagne, si attraversano strette gole e lunghe gallerie per sfociare in verdi e rigogliose vallate.
La strada è piacevole e molto scorrevole. Accompagnati da una buona colonna sonora si ha l'impressione di poter procedere pressoché all'infinito senza accusare alcuna fatica. Giunti alla circonvallazione di Perugia prendiamo il raccordo autostradale Bettole-Perugia, che ci porta a costeggiare il lago Trasimeno. Curiosando in rete scopriamo essere il quarto in Italia per dimensione. Ne ammiriamo la maestosità e la magnificenza, un enorme dispensatore di vita che ha permesso il proliferare di migliaia di centri urbani lungo le sue coste.
Procedendo nel nostro viaggio finalmente entriamo in Toscana.
La Toscana è paesaggio magico dove tutto è gentile intorno, tutto è antico e nuovo.
Anonimo
Mercoledì 19 agosto 2020
San Gimignano dalle belle torri e dalle belle campane, gli uomini brutti e le donne befane.
Proverbio Fiorentino
Intorno alle 11:30 raggiungiamo la nostra mèta: San Gimignano.
Il parcheggio designato per la nostra sosta è pieno, e grazie a questa notizia inaspettata (eravamo convinti di trovare un borgo poco frequentato) facciamo ben due scoperte:
1. San Gimignano è una mèta turistica molto ambita da viaggiatori italiani e stranieri
2. Tutti i parcheggi di cui la città è circondata sono strapieni
A breve realizziamo di dover lasciare l'auto molto distante dal centro abitato, ed essendo del tutto presi alla sprovvista decidiamo di affidarci ai consigli di un agente addetto alla viabilità, il quale molto gentilmente ci indica di registrare sul navigatore una località industriale ubicata a circa due km, ma dotata di un pratico servizio di navette che la collegano direttamente al centro di San Gimignano.
Tempo di parcheggiare ed ecco arrivare la suddetta navetta.
Tutto perfetto? Tutto idilliaco?
Purtroppo no, perché il piccolo pullman è già quasi pieno e, causa le vigenti disposizioni anti-Covid, l'autista non accetta ulteriori passeggeri. Con nostro sommo sgomento ci informa che la corsa successiva è prevista tra un'ora…
Ahinoi! Non resta che metterci lo zaino in spalla e farcela a piedi, sotto il sole cocente di mezzogiorno. Ovviamente San Gimignano sorge su un colle, quindi la strada che ci aspetta è in forte salita e immersi nell'afa estiva della campagna toscana, un'impresa che scoraggerebbe chiunque ma che non ci ferma né ci fa recedere … (per dirla tutta, all'inizio della scarpinata un delizioso profumo di pasticceria appena sfornata per poco non ci distrae dal nostro reale obbiettivo, come il canto delle sirene per Ulisse sono stata catturata da questa essenza divina. Ho subito assunto un'espressione alla Homer Simpson quando annusa il profumo delle costolette, e mi stavo già librando in aria per seguirne la scia quando Pasquale mi ha riportato con la testa all’obbiettivo primario … Il borgo toscano sopra di noi che ci attendeva con trepidazione).
La salita mi ha letteralmente ammazzato, ma la vista delle mura mi riempie di energia nuova e non vedo l’ora di attraversare la strada ed immergermi in questo antico villaggio.
Memore dell’esperienza romana con Pasquale capisco che la nuova priorità è trovare al più presto un posto in cui mangiare e bere, e che sia piuttosto vicino alla porta da cui siamo entrati così da evitare che il mio compagno si trasformi in un Hulk affamato! Ci sono tante possibilità di scelta, d'altronde il paese è molto ben organizzato e ricettivo verso i turisti, ma ahimè le trattorie sono tutte piene. Con un inquietante ticchettio in testa a scandire il conto alla rovescia prima della "trasformazione" decidiamo di dirigerci verso il centro cittadino, lungo la via principale in modo da massimizzare le possibilità di trovare un posticino.
Finalmente sulla destra scorgiamo dei tavolini liberi che ci annunciano la nostra mèta: ci accomodiamo così all' “Olivieri Bistrot”. Il locale è molto ampio e decidiamo di accomodarci ad un tavolo interno, poco distante dalla vetrina, in modo da poter mangiare in maniera abbastanza riservata. Abbiamo optato per un antipasto da dividere ed un primo e dolce a testa. Stasera in albergo abbiamo prenotato una cena da tre portate e vogliamo tenerci leggeri.
La Caprese scelta per antipasto e condivisa in due è stata una scelta azzeccata... era assolutamente squisita e ne avrei mangiate 4 o 5 porzioni da sola rinunciando anche al primo se necessario. Al solo ricordo mi torna l’acquolina: pomodori succosi finemente tagliati disposti al centro del piatto, contornati da un po' di insalata a formare una sorta di piramide a base rotonda su cui svetta lei, la regina del piatto, una mozzarella di bufala talmente soffice da sciogliersi in bocca, il tutto guarnito da una foglia di basilico e con un filo d'olio extravergine d'oliva ad esaltarne il gusto.
Come primo piatto abbiamo invece scelto una proposta fuori carta: fettuccine ai funghi porcini. I funghi erano abbondanti e la pasta cotta al punto giusto. Forse, se devo proprio trovare una pecca secondo me mancavano un po' di sale, ma nell’insieme è stato un buon primo.
Il dolce che ho scelto io, un classico tiramisù, era buono e zuccherato al punto giusto, con una cremina degna della classica "leccata di mestolo" che si fa a casa dopo una preparazione particolarmente ben riuscita. Era guarnito con lamponi, more e fragole, molto buono davvero!
Il pranzo è finito, è ora di dedicarci a San Gimignano.
Io già visitai questo antico borgo medioevale durante una gita scolastica di tre giorni, ma gli adolescenti, si sa l’unica cosa che pensano in gita è "Evviva non siamo chiusi in aula!!!", così non ricordo nulla di quell'esperienza se non la visita al Museo delle Torture. Chissà perché proprio questo museo … mah!
Tornando a noi …
Usciti dal bistrot ci dirigiamo a destra, riprendiamo la strada principale che sale verso il centro storico, dove nella piazza principale svetta il Duomo. La scalinata posta davanti le porte d’ingresso della cattedrale è piena di turisti, così decidiamo di non entrare a visitarlo. In compenso tra reflex e cellulare fotografo quasi mattone per mattone tutta la piazza.
Il Duomo e la sua scalinata si trovano sulla nostra destra. Alla sua sinistra sorgono invece la pinacoteca e il palazzo comunale, con una antica torre dalla cui sommità si può ammirare la città dall’alto e tutto il panorama circostante. Purtroppo causa Covid al momento non è possibile salire.
San Gimignano, Piazza del Duomo
Se il Duomo è il simbolo religioso di San Gimignano, il Palazzo del Popolo è il suo corrispettivo civico. Insieme, a pochi metri uno dall’altro, formano lo straordinario insieme architettonico di Piazza del Duomo.Il Palazzo Comunale (o del Podestà) si trova sulla sinistra della piazza, tra la Torre Grossa e la Loggia del Comune. Quest’ultima ospitava le autorità del governo durante le cerimonie pubbliche e fu costruita espropriando le case alla famiglia degli Ardinghelli, capo-fazione dei ghibellini. Il palazzo oggi ospita il Museo Civico di San Gimignano, di cui parliamo al punto 4. In realtà questo è il Palazzo Nuovo del Podesta, in cui si trasferi il governo cittadino nel 1337. Fino a quel momento, il Podestà viveva nel vicino Palazzo vecchio del Podestà che si trova di fronte al Duomo. Lo si riconosce dalla possente “Torre Rognosa” e dalla bella Torre Chigi. Sulla destra della piazza ci sono le due “Torri dei Salvucci” ricchi mercanti guelfi che avevano fatto fortuna con l’usura. Le due torri rivaleggiavano con quelle degli Ardinghelli che si trovavano proprio di fronte.
Continuiamo il nostro peregrinaggio in direzione della piazza della Cisterna, un grande spiazzo delimitato da case e torri, la cui architettura risale all'epoca medioevale.
A renderla ancora più bella è il contrasto fra le strette viuzze che si attraversano per raggiungerla e l'enormità dello spazio che si apre all'improvviso davanti. Al centro della piazza campeggia l’antico pozzo, che asserviva la cisterna cittadina di acqua potabile da cui prende il nome la piazza stessa. A differenza della piazza del Duomo quella della Cisterna è sempre stata una piazza commerciale ed ancora oggi il suo perimetro è un susseguirsi di negozi, ristoranti e hotel.
San Gimignano, Piazza della Cisterna
Prende il nome dal pozzo ottagonale che si trova nel centro, fu costruita per volontà del Podestà Guccio dei Malavolti, il cui stemma (una scala) è scolpito sulla pietra del pozzo. Armoniosa e raccolta, è certamente la più bella pizza di San Gimignano e una delle più belle della Toscana. Se Piazza del Duomo è il centro politico e religioso, Piazza della Cisterna è da sempre la piazza “commerciale” perché qui si trovavano le botteghe e si svolgevano il mercato e le giostre. Guardando verso via Castello si susseguono palazzo Tortoli, con le sue quattro eleganti bifore trecentesche, la torre dei Pucci, l’Albergo della Cisterna, il palazzo Ridolfi, le torri e le case dei Becci e Cugnanesi, il palazzo Pellari e il palazzo Ardinghelli con le due torri. Dall’altro lato della piazza c’è la Torre del Diavolo, chiamata così perchè si racconta che il proprietaro, tornato da un lungo viaggio, la trovò più alta. Chi aveva potuto farlo in sua assenza se non il diavolo in persona? Per la sosta in piazza non perdetevi un gelato dalla Gelateria Dondoli, conosciuta e pluripremiata in tutto il mondo.
Lungo una strada che da qui' si dirama sorge l’ingresso del Museo Delle Torture (mi è proprio rimasto impresso sto posto!).
Tornando sulla strada principale decidiamo di passare alle spalle del Duomo. Alcuni cartelli ci indicano la strada per la Rocca di Montestaffoli, così ci arrampichiamo per la stradina che porta alle mura di difesa. Troviamo dei giardini comunali in cui fanno capolino degli ulivi, con una zona allestita con un palco e alcune sedie a disposizione per manifestazioni o simili. Una scala incastonata nelle mura in fondo permette di osservare la città antica dall’alto attraverso un piccolo belvedere, ma considerato l'affollamento di persone per raggiungerla, in virtù del caldo opprimente e della paura di contagi Covid, optiamo per non salire.
Varchiamo invece una porta incorniciata da una folta vegetazione che affaccia direttamente sulle campagne toscane da una parte e sulle torri della cittadina dall'altra che svettano alte verso un cielo terso di un azzurro pieno, quasi a volerlo toccare per inciderci sopra il loro nome... il paesaggio qui' è davvero meraviglioso.
San Gimignano, Rocca di Montestaffoli
l poggio di Montestaffoli era, nell'Alto Medioevo, sede di una rocca posseduta dal vescovo di Volterra, che aveva giurisdizione politica sull'insediamento. Qui era stato istituito un mercato che godeva di una fiorente economia, grazie agli scambi con le città vicine (San Gimignano era infatti all'incrocio tra la via Francigena, sull'asse nord-sud, e la via che congiungeva Pisa con Siena).
La zona di Montestaffoli venne lambita dalle due cerchie murarie, finché nel 1353 i fiorentini, ai quali i sangimignanesi avevano offerto la loro città in cambio di protezione dopo l'epidemia e la carestia del 1348, costruirono l'attuale rocca.
Andata in rovina durante gli anni del Granducato di Toscana, venne restaurata solo nel Novecento; restano solo le mura e sono andati persi tutti gli ambienti.
Da alcuni anni viene usata come luogo per rappresentazioni e concerti nella stagione estiva, e recentemente vi sono anche state installate alcune opere d'arte contemporanea.
Riprendiamo la strada che riporta alla macchina. In hotel abbiamo prenotato 3 ore di SPA, e a seguire la cena. Una volta tornati in camera, decidiamo di uscire nel patio esterno nel retro della camera, e di approfittare dei lettini a nostra disposizione per stenderci completamente avvolti dal buio ad ammirare la volta celeste: è una notte prima di nuvole e in cielo scorgiamo la Via Lattea, alcune costellazioni ed un tripudio di stelle per uno spettacolo che davvero non ha eguali al mondo.
Dopo questo primo giorno posso affermare di amare la Toscana.
Giovedì 20 agosto 2020
Or fu già mai | gente sì vana come la sanese?
Dante Alighieri, Inferno, Divina Commedia, 1304/21
La giornata di oggi volevamo dedicarla a Firenze, ma l’avremmo sacrificata avendo solo poche ore a disposizione così decidiamo di riservarla alla prossima gita dedicandole assai più tempo di appena 4-5 ore e di dedicare la giornata alla scoperta di Siena, che essendo anche sulla via del ritorno ci permette di visitarla senza fretta.
La colazione internazionale in albergo ci conquista (e cosa non lo sta facendo?!?), così rilassati e cullati dalle mille prelibatezze a nostra disposizione iniziamo e una volta fatto il cha pianificare la giornata odierna.
Inizialmente l'idea che più ci attrae è quella di visitare Firenze, la cosiddetta "culla del rinascimento". Una città densa di arte e storia, dall'architettura ineguagliabile, dalla cultura inarrivabile... una città da vivere appieno e da visitare senza l'orologio. Insomma una città così complessa che concederle soltanto una manciata di ore sarebbe un'offesa ed un peccato.
Così, a malincuore, optiamo per una destinazione alternativa, con la promessa di dedicare un week-end intero al capoluogo toscano. Mèta designata odierna è Siena, un ripiego di tutto rispetto e se aggiungiamo che dall'hotel si trova sulla via del ritorno, una scelta intelligente che permette di godere di qualche ora in più a disposizione per visitarla.
Dopo il check-out eccoci in auto, direzione Siena attraverso le campagne. Qui il "must" è percorrere queste stupende strade molto caratteristiche a bordo di una decapottabile rossa, foulard in testa e occhialoni da sole oversize per me e guanti in pelle, cappello e foulard al collo per Pasquale. E via, assecondare le dolci curve circondati dalla natura di una bellezza disarmante.
Arriviamo a destinazione in poco meno di un'ora.
Stavolta il parcheggio da me scelto informandomi su internet, quello più tattico subito dentro le mura della città, si rivela disponibile.
Siamo pronti per la visita a piedi, stavolta senza manco faticare tanto poiché ci troviamo davvero ad un tiro di schioppo dal centro cittadino. Essendo quasi ora di pranzo iniziamo a individuare i ristoranti dove poter mangiare quando giungerà la fame (se non l'aveste ancora capito, di pari passo col sostentamento dello spirito con i bei luoghi per noi c'è il sostentamento del corpo col bel cibo!).
Superiamo l’università e una ripida discesa ci porta alla Chiesa San Giuseppe. Procedendo dritto attraversiamo Porta sant’Agata. La passeggiata è alquanto gradevole essendo la strada completamente in discesa. Non facciamo alcuna fatica e possiamo ammirare e fotografare tantissimo. Ahinoi la stessa strada nel senso contrario ci riporterà all'auto presentandoci una ripida, molto ripida salita al ritorno, ma lo scopriremo in seguito…
Siena, Chiesa San Giuseppe
L'inizio della costruzione dell'edificio è documentato nel 1522, sotto la direzione di Baldassarre Giusti di San Quirico d'Orcia. Committente fu l'Arte dei Legnaioli il cui patrono era appunto San Giuseppe. La costruzione proseguì per tutto il secolo, quando fu completato l'interno dall'impianto a croce greca ed eretta la cupola ottagonale sormontata da una lanterna. La facciata, edificata quasi interamente in mattoni e articolata in due ordini sovrapposti scanditi da lesene, fu ultimata nel 1653 da Benedetto Giovannelli. Sopra il portale spicca il busto di san Giuseppe di Tommaso Redi, realizzato sempre nel 1653.
Nel 1785 le soppressioni leopoldine tolsero la chiesa all'Arte dei Legnaioli e due anni dopo, nel 1787, la chiesa passò alla Contrada dell'Onda, grazie ad un decreto arcivescovile che accolse la richiesta della Contrada di potersi riunire ed officiare le proprie cerimonie religiose in un ambiente più congruo alle loro necessità (fino ad allora la Contrada si riuniva presso l'angusto chiesino di San Salvatore).
Percorriamo via Giovanni Duprè, famoso scultore italiano, superiamo la casa in cui nacque dirigendoci verso il centro. Ci troviamo alle spalle di Piazza del Campo, ed eccola lì aprirsi d'un tratto in tutta la sua vastità. E’ la piazza principale di Siena, famosa in tutto il mondo perché due volte l’anno ospita il famoso palio. Il rito turistico per eccellenza prevede che ci si sieda a terra ad ammirare il pezzo di cielo che si apre sopra la piazza: siamo fortunati, oggi è di un azzurro splendente e senza nuvole.
Siena, Piazza del Campo
Per chi arriva dai vicoli stretti, passando sotto gli ombrosi archi, l’ingresso in Piazza del Campo è abbagliante. L’enorme piazza leggermente in discesa si apre alla vista del visitatore che si trova circondato da imponenti palazzi, il più caratteristico il Palazzo Pubblico e i maestosi palazzi trecenteschi perfettamente conservati, la loro caratteristica principale è la mancanza d balconi, che per una regola stabilita nel 1300 potevano avere solo finestre bifore o trifore.
Sulla piazza del Campo si affacciano i più importanti monumenti della città.
Primo su tutti il Palazzo Comunale, che insieme alla piazza sono gli unici due luoghi della città che non appartengono a nessuna contrada.
Siena, Palazzo comunale
Il Palazzo Pubblico, uno dei principali edifici civili in stile gotico d’Italia, è da più di 700 anni la sede del governo della città di Siena. A partire dal Governo dei Nove fino alle attuali amministrazioni pubbliche, la sorte di Siena è stata decisa nelle stanze di questo splendido palazzo. Tutta Piazza del Campo è dominata dalla mole del Palazzo Comunale e dalla Torre del Mangia che durante le ore di sole proiettano la loro ombra sui mattoni rossi del “Campo”. Oggi il Palazzo Pubblico è sede del Museo Civico di Siena.
La costruzione del Palazzo Pubblico di Siena iniziò nel 1288 e si concluse nel 1310 circa. Sono evidenti le diverse fasi della costruzione: la base del Palazzo è in travertino mentre la parte superiore è in mattoni rossi. Già durante la costruzione del Palazzo Pubblico si intuì la grandezza di quest’opera, tanto che il Governo dei Nove emise un editto che obbligava i proprietari delle case adiacenti al Palazzo a dare ai palazzi caratteristiche simili a quelle che erano state prescelte per il Palazzo Pubblico, in modo che nessun altra struttura potesse competere in grandiosità ed eleganza con il Palazzo del Governo.
Nel corso dei secoli il Palazzo Pubblico non è cambiato, tranne per gli interventi minimi realizzati alla fine del 1600 da Carlo Fontana. Sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena spiccano tre stemmi: quello dei Medici, il Monogramma di Cristo in ricordo della predicazione di San Bernardino e il simbolo con la Lupa romana, a ricordo della fondazione di Siena da parte dei nipoti di Romolo. Particolare è il motivo per cui è stata costruita la Loggia posta sulla facciata del Palazzo.
I Nove governanti che governavano Siena (e che decisero la costruzione del Palazzo Pubblico) non potevano mettere piede fuori dal palazzo per tutti i 6 mesi della loro carica pubblica, per cui fecero edificare un balcone rivolto verso Piazza del Mercato, detto appunto la Loggia dei Nove, dal quale respirare un po’ d’aria nuova.
Viene poi la Torre dei Mangia, incorporata nel palazzo comunale svetta sino al cielo. Entrando nel cortile si può ammirare la torre incorniciata dalle mura interne del Palazzo Comunale, i cuoi 4 angoli sono perfettamente orientati con i 4 punti cardinali.
Siena, Torre dei Mangia
Se soffrite di vertigini, forse non è il caso di avventurarsi fino agli 88 metri della Torre del Mangia, ma vi avvertiamo che vi perderete una vista eccezionale. Da lassù, infatti, lo spettacolo è davvero mozzafiato. Si vede tutta Siena: da Piazza del Campo, al Duomo un po’ più distante, alle colline lontane.
La torre prende il nome da Giovanni di Duccio, primo custode che si godeva la vita spendendo tutti i suoi guadagni mangiando nelle osterie di Siena. I senesi lo avevano ribatezzato Mangiaguadagni, da cui Torre del Mangia. La leggenda racconta che durante la costruzione ai piedi della torre siano state seppellite monete portafortuna e che ad ogni angolo della torre ci siano pietre con scritte latine ed ebraiche, con il compito di tenere lontani dalla Torre tuoni e tempeste.
Subito sotto la torre, in rilievo dal profilo del Palazzo Comunale, troviamo la Cappella di Piazza.
Di fronte al Palazzo Comunale, nel lato opposto della piazza, si trova la Fonte Gaia, prima fonte pubblica cittadina inaugurata nel 1386, decorata con statue e rilievi di Japoco della Quercia tra il 1409 e il 1419, sostituite poi con copie scolpite da Tito Sarrocchi ne 1868.
Siena, Fonte Gaia
Al centro di Piazza del Campo, nella parte alta, c’è la Fonte Gaia, una vasca rettangolare ideata da Jacopo della Quercia situata nella parte della piazza dove già nel 1346 si trovava una sorgente dalla quale fuoriusciva l’acqua dei bottini, sistema di 25 km di gallerie e cisterne sotterranee, ancora presenti oggi, che trasportavano l’acqua dalla campagna in città. Gli originali pannelli marmorei furono sostituiti da delle copie nel 1868 e oggi sono conservati nella loggia del Palazzo Pubblico.
Dopo una corposa carrellata di foto che potrete ammirare nella sezione dedicata, torniamo sui nostri passi per pranzare.
Il locale scelto per l’occasione è una salumeria locale con tavolini, sia interni che esterni: L’Antico Tagliere.
Ci accomodiamo dentro vista strada pedonale e scegliamo di degustare due sontuosi taglieri misti con ogni ben di Dio sopra, tutti prodotti rigorosamente tipici ed artigianali.
Questo pit-stop rifocillante alla scoperta dei sapori del luogo è un vero toccasana!
Dopo pranzo decidiamo di andare alla ricerca del Duomo di Siena, inerpicandoci sulle strette e lastricate viuzze del centro città. Così come tutte le strade portano a Roma, qui tutti i cartelli indicano direzioni diverse per arrivare nello stesso luogo, il Duomo. Lo raggiungiamo da dietro, percorrendo Via dei Pellegrini. Sulla sinistra troviamo una lunga scalinata (ahia!) con alla sua destra il Battistero di San Giovanni Battista: lastroni neri che si alternano orizzontalmente a lastroni di marmo bianco, lo stile, scopriremo da qui a breve, è lo stesso utilizzato per il Duomo. Finita la scalinata passiamo davanti all’Arcidiocesi di Siena, per poi costeggiare le mura del Duomo e approdare finalmente davanti alla facciata.
Siena, Duomo
Di solito si arriva al Duomo dopo aver visitato Piazza del Campo. Ancora con la maestosità della Piazza e del Palazzo Pubblico negli occhi, non ci si aspetta di stupirsi ancora. Cosa potrà offrire Siena di più grande e bello? La risposta è semplice: il Duomo con la facciata in cui prevalgono il bianco e il nero.
Ormai il tempo a nostra disposizione è giunto quasi agli sgoccioli, ripercorriamo i nostri passi a ritroso, diamo un saluto a Piazza del Campo (un arrivederci per essere precisi) e ripercorriamo i nostri passi fino in Piazza del Mercato. Da qui prendiamo una comoda strada a senso unico, superiamo l’orto De’ Pecci, di questi tempi chiuso al pubblico causa emergenza Covid, e proseguendo per via del Sole, ci troviamo a un bivio con sulla destra la Basilica di San Clemente in Santa Maria dei Servi.
Una chiesa davvero bella che merita di essere visitata.
Siena, Basilica di San Clemente in Santa Maria dei Servi
I Serviti arrivarono a Siena intorno al 1250, provenendo dal loro primo convento di Monte Senario, fondato precedentemente nel 1234. Inizialmente stabilitisi fuori città, furono invitati dal comune a costruire la loro chiesa entro le mura cittadine, sul sito attuale dove allora sorgeva la chiesa parrocchiale di San Clemente. La costruzione del convento poté quindi iniziare pochi anni dopo il 1250, grazie anche ad una donazione di terreni da parte della famiglia Tolomei e ad una donazione di laterizi (materiale da costruzione) da parte del comune. Il nuovo convento inglobò la chiesa parrocchiale preesistente di San Clemente, spiegando l'origine del nome del convento.
In età barocca vennero aggiunti gli altari laterali. Nel 1750 venne aggiunta la gradinata di accesso alla basilica. Il transetto e altre parti vennero stilisticamente rivoluzionati tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 su progetto prima di Giuseppe Partini poi di Agenore Socini, in stile neogotico.
Il campanile fu costruito nei secoli XIV-XV in stile romanico. Fu restaurato in tempi successivi e radicalmente nel 1926, quando furono aggiunte anche le cuspidi centrale e angolari in cima al campanile, contribuendo a farlo somigliare a quello de Duomo di Siena.
Ora il tempo a nostra disposizione è finito veramente, così ripercorriamo le strade che ci hanno condotto fino a qui e, dopo aver fotografato la porta dalla quale siamo entrati in città, torniamo alla macchina e già malinconici torniamo verso casa.
Ma abbiamo appena iniziato a visitare la stupenda Toscana... torneremo presto, ah se torneremo!!!
Album fotografico: https://photos.app.goo.gl/CdXuZXGaKorkcjGu8











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