Fermo
Scavi archeologici condotti a Fermo, in due distinte aree (contrada Mossa e contrada Misericordia), hanno restituito materiale funerario risalente sino ai secoli IX-VIII a.C., appartenente alla tipologia proto-etrusca, tanto che gli studiosi hanno definito l'area di Fermo un'isola culturale villanoviana. Colonia romana nel 264 a.C., Fermo partecipa a varie campagne di guerra, e i suoi abitanti ottengono la cittadinanza romana nel 90 a.C. Annessa al regno longobardo, e poi al regno dei Franchi. Divenne il centro e il capoluogo della Marca fermana, un'ampia area che si estendeva dal Musone a oltre Vasto (Chieti) e dagli Appennini al mare. Libero comune alla fine del XII secolo, conobbe successivamente l'avvicendamento di diverse signorie. Nel periodo napoleonico, fu capoluogo del Dipartimento del Tronto (uno dei tre dipartimenti in cui erano divise le Marche) e in cui erano comprese anche Ascoli e inizialmente anche Camerino. Gli altri dipartimenti erano quelli del Metauro con capoluogo Ancona e del Musone con capoluogo Macerata.(Fonte: Wikipedia.org)
La nostra gita
Considerando che Pasquale ha fatto il liceo a Fermo un pomeriggio decidiamo di passeggiare per le via della città, abbiamo comprato un libro sulle 101 cose da vedere nelle Marche e ovviamente Fermo rientra nell'elenco dell'autrice. Siamo arrivati di pomeriggio, e la cosa che ci ha attirato di più, sono state le cisterne romane. Si può accedere al sito delle grandi cisterne solo accompagnati da guida, facciamo i biglietti e visto che all'orario di partenza manca ancora un po', decidiamo di girare per la città e vedere, in solitaria, le piccole cisterne romane. Per raggiungerle attraversiamo la principale piazza del luogo, Piazza del Popolo.Per arrivale alle piccole cisterne dobbiamo passare attraverso una porta del palazzo comunale, che ci porta fuori dal centro storico di Fermo è delimitato da una cinta muraria quattrocentesca, di epoca sforzesca, in parte ancora visibile, munita di torri rompitratta e porte di accesso; le porte della cinta storica dedicate a Sant'Antonio, Santa Caterina e San Giuliano sono ancora presenti, mentre gli ingressi alla città corrispondenti a Porta San Francesco (detta anche "Porta marina") e Porta San Marco sono state eliminate nell'Ottocento a seguito dell'intervento urbanistico di Giovanni Battista Carducci che ha realizzato la nuova Porta San Francesco a pochi metri di distanza dalla vecchia e Porta Santa Lucia.
Una volta usciti dalla cinta su una curva con poche e vecchie case, si apre un panorama mozzafiato difronte a noi, mentre la nostra meta la troviamo alla nostra sinistra. Questo piccolo sito ospitava una mostra di arte moderna che, devo ammettere, ho fatto fatica a comprendere fino in fondo, il mio interesse vero in una città storica come Fermo è rivolta (come sempre) verso i ritrovamenti storici e le origini, e pensare che ai tempi della scuola la storia mi annoiava...
Punti panoramici Dal Girfalco o Girone, il punto più in alto della collina, si apre una ampia vista di 180° verso il litorale, a nord verso Macerata e a sud verso Monterubbiano. In particolari condizioni di visibilità si possono scorgere i rilievi della Croazia. Altri straordinari panorami si godono da Torre di Palme, frazione di Fermo, a sud della città e a picco sul mare.
Ci ritroviamo al luogo dell'appuntamento con la guida che ci accompagnerà alle Grandi Cisterne Romane, prendiamo la via parallela a Piazza del Popolo, una stradina leggermente in discesa, pavimentata come la piazza, passando lungo questa e svoltando in via Aceti, passaggio realizzato in concomitanza con la costruzione del convento nel 1210. Esiste anche un ingresso secondario da Vicolo Chiuso, normalmente adibito a scala di emergenza.
L'unica scala di epoca romana è visibile solo dall'interno della struttura, la sua uscita è stata in epoca recente murata, si incontra l'ingresso tardo-medievale per le grandi cisterne romane che sono un ingegnosa idea di Vitruvio e sono anche considerate un autentico patrimonio dell'arte idraulica di età augustea. E' probabile che si decise di realizzare quelle che comunemente vengono chiamate piscine epuratorie o limarie per rispondere a un'esigenza idrica altrimenti non esaudibile. L'ampio complesso sotterraneo, databile alla fine del I sec.a.C. ed è unico in Italia per estensione (circa 2200 mq). Il sistema sotterraneo di ricezione e inalveazione dell'acqua piovana permetteva di ridistribuirla in maniera efficiente alle diverse zone della città. Per l'immagazzinamento e la successiva erogazione furono edificati tre serbatoi, disposti sul Girfalco, nell'attuale largo Temistocle Calzecchi Onesti e in via degli Aceti situati ovviamente a diverse altezze. Il primo attualmente non è visitabile perché del tutto interrato, ma gli scavi del 1927 delinearono quattro ambienti non comunicanti in laterizio, voltati a botte e molto simili alle grandi cisterne. Il secondo è noto con il nome di piccole cisterne, in quanto la sua portata è minore rispetto a quella del serbatoio ubicato in via degli Aceti, il quale però da un punto di vista propriamente strutturale non presenta difformità significative rispetto al più piccolo. Le grandi cisterne si estendono lungo un'area piuttosto vasta che racchiude via Paccarone, via di Vicolo Chiuso, via degli Aceti, largo Maranesi e ha una portata massima di circa 15.000 mc.
L'interno è costituito da trenta camere ripartite in tre file, ognuna delle quali ha una muratura rivestita con opus signinum o cocciopesto che, come scrive Vitruvio, veniva impiegato soprattutto nella fabbricazione di cisterne, acquedotti, piscine termali perché consono all'impermeabilizzazione della malta di calce. Intorno al 1960 finalmente tutte le sale vengono ripulite dai detriti accumulati nei secoli che avevano reso l'accesso a molti ambienti impossibile, rivelando una struttura praticamente intatta dopo 2000 anni. La visita alle cisterne è incredibilmente emozionante, in quanto vertono in un perfetto stato di conservazione e riescono a rendere vividamente la magnificenza di un progetto tanto efficiente che alcune camere sono state utilizzate fino agli anni Ottanta del XX secolo. È molto suggestivo imbattersi in scritte desuete come "Calma, uscita", risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando gli ambienti furono utilizzati come rifugio contro i bombardamenti.
Le cisterne romane sono un'opera edilizia ipogea di età augustea, della superficie di circa 2.000 metri quadrati divise in 30 camere poste su 3 file parallele, realizzate allo scopo di accumulare acqua. Lo stato di conservazione è ottimo e sono visibili. Attualmente le Cisterne costituiscono una delle migliori tracce della permanenza romana a Fermo. Del sito colpiscono le dimensioni notevoli e l'ottimo stato di conservazione della struttura. All'interno degli ambienti si possono notare le tecniche costruttive in opus caementicium delle murature perimetrali, le tracce dell'intonaco impermeabile detto opus signinum che coprono una zoccolatura di circa 70 cm e i mattoni utilizzati per dividere le sale con la tecnica denominata a sacco. Sono ancora visibili 15 pozzetti di aerazione e ispezione, i canali di scolo per la depurazione e le due tubature in piombo di diversa dimensione che permettevano la distribuzione dell'acqua attraverso le fontane della città.
Tutte le camere sotterranee sono accessibili e ben praticabili.
Tradizioni e folclore
Il Palio dell'Assunta A partire dal 1982 si corre, ogni 15 agosto, la Cavalcata dell'Assunta in edizione moderna per la ricorrenza della festività di Maria Assunta.
Le foto della gita le trovate cliccando sul seguente Link:
https://photos.app.goo.gl/maBgVFcNiW5szm4q6
Maila e Pasquale





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