Civitella del Tronto

Siamo tornati a Civitella un nuvoloso pomeriggio di Ottobre. Il tempo un po' uggioso è perfetto per suggellare l'atmosfera di solenne epicità che pervade questo fantastico paese, storico avamposto di strenue resistenze contro eserciti invasori. Avevamo avuto già l'intenzione di visitare la fortezza spagnola, essendoci stati in estate con una decisione estemporanea dell'ultimo minuto, ma quando arrivammo in biglietteria scoprimmo che l'orario visite era terminato da pochi minuti. Beh, col senno di poi, quello che allora ci è parsa una sfiga incredibile si è rivelato essere un vero colpo di cul... ehm, di fortuna! Perché la visita in questa atmosfera di "tempesta all'orizzonte" non ha prezzo! 









Sotto un cielo grigio minaccioso di pioggia decidiamo di lasciare la macchina all'inizio del paese, in modo da poter curiosare tra le viuzze e le case, tutte rigorosamente in mattoni chiari e pietra, con timide chiazze verdi di vegetazione a far capolino fra le pietre, come se la natura anziché voler riappropriarsi di questo posto volesse semplicemente farne parte, partecipando ed arricchendo lo spettacolo cui si assiste in una equilibrata simbiosi. Alcuni edifici risultano disabitati e abbandonati a sé stessi, in altri invece si scorgono i segni di una discreta presenza umana attraverso mura ristrutturate, persiane sostituite, panni stesi o semplicemente per qualche geranio alla finestra, piccoli sprazzi di colore fra il grigio. 
Il silenzio è quasi surreale. Le stradine si arrampicano irte sulle rocce che ospitano la fortezza, e per raggiungerla percorriamo ripide scale e faticose salite. Ma il panorama che si può ammirare metro dopo metro è sempre più mozzafiato (o è la fatica che mozza il fiato?!), ed ogni sforzo è ampiamente ripagato. 
Arriviamo finalmente all'ultima svolta, quella che porta all'ingresso della fortezza, dove troviamo un gabbiotto di guardia in mattoni dalla forma tondeggiante e col tetto a punta, ormai inutilizzato, e dal quale si scorge quello che una volta era il ponte lavatoio con il secondo posto di guardia. 



Superato il fossato e il ponte levatoio una salita abbastanza irta ci porta al cancello. Sulla strada che conduce all'ingresso, a destra troviamo un piccolo ballatoio e un portale metallico il cui cartello affisso indica che abbiamo trovato le carceri. La biglietteria è dietro il cancello d'ingresso, alla fine della salita. 
Cosa potremmo mai trovare una volta pagato il biglietto per raggiungere la fortezza? Ecco, bravi! Proprio lei... un'altra salita, bella ripida anche. Per fortuna a metà si apre uno spiazzo enorme che scopriremo essere il bastione basso. Un famoso aforisma asserisce che "La strada per il successo è costellata di sacrifici e privazioni". Beh, noi inseguendo il "successo" di una buona visita optiamo per una pausa ristoratrice, decidendo di esplorare il pianoro del bastione basso. In questa ampia piazza chiudendo gli occhi e ascoltando bene fra il sibilo del vento, si sente il rumore degli zoccoli dei cavalli da guerra e i loro nitriti, il suono di antichi dialetti si mescola in un lontano vociare... è davvero enorme questo spiazzo, e la vista strabiliante. 
Tutto è rigorosamente costruito in mattoni beige. Sul fondo della piazza un'apertura ci porta all'antica cisterna scavata nella roccia, una enorme vasca in cui serbare la preziosa riserva di acqua indispensabile per la sopravvivenza dei soldati nei periodi di assedio. Filtrando attraverso strati di ghiaia e carbone le acque piovane venivano purificate e convogliate nei pozzi. 
Procedendo lungo la salita superiamo la Porta Hohensalzburg, il primo trinceramento, che altro non è se non una galleria (in salita ovviamente) al termine della quale il secondo trinceramento ci accoglie nell'area della fortezza, sfociando in una seconda piazza d'armi ancora più grossa della prima. Il fascino di questi luoghi è storico, si respira aria di battaglie e solennità, ma anche di rispetto e fiducia verso le istituzioni, di egida morale e dignità. Una grossa scala in metallo, aggiunta in tempi recenti, rompe un po' l'armonia laddove si ergevano due case indipendenti dei soldati, ma noi affascinati dalla piazza e dal panorama tendiamo a guardare altrove. 
Vista dalla seconda piazza d'armi sui bastioni bassi e la vallata 
Due rampe in salita, una a destra e una a sinistra, ci conducono al piano superiore della piazza (avremmo anche potuto prendere la scala messa lì per comodità, ma noi siamo qui per immergerci nella storia tanto che se avessimo avuto un cavallo saremmo arrivati al galoppo, quindi usiamo la rampa sinistra). Passando sotto un arco e superati i resti del palazzo del governatore troviamo l'ingresso ai tunnel delle comunicazioni sotterranee e i resti degli alloggi degli ufficiali e dei soldati. Finito il lungo corridoio al centro degli alloggi troviamo il forno, i bagni pubblici, le stalle e il magazzino di artiglieria, oggi trasformato in museo. Le testimonianze storiche dei più importanti eventi, soprattutto dell'unità d'Italia, si susseguono di stanza in stanza nel museo. Cannoni, palle di cannoni, baionette e anche spade, divise e lustrini, si alternano a lettere, ritratti e ad un plastico di come era la struttura prima della distruzione per ordine del ministro della guerra Manfredo Fanti. 


Le cose da vedere sono tante, ve lo consigliamo. Noi personalmente amiamo immergerci nella storia, scoprendo ed imparando cose nuove ovunque andiamo. Usando un pizzico di fantasia poi l'esperienza diventa ancora più affascinante... così anche il sommesso brontolio di un tuono in lontananza può esser confuso con le urla dei cannoni e dei mortai, oscuri presagi di una imminente battaglia che di lì a poco inonderà di acqua e ricordi questo fantastico scenario. 
Di seguito un piccolo assaggio fotografico di ciò che troverete andando a visitare la Fortezza di Civitella del Tronto e un piccolo resoconto della sua storia. 







Fortezza spagnola

Costruita per scopi difensivi e trasformata nel corso del tempo, si eleva sulla zona più alta del paese. È una delle più imponenti opere di ingegneria militare, articolata in un complesso di elementi interdipendenti e complementari, che danno vita ad un organismo difensivo, concepito per rispondere ad esigenze tecniche e funzionali. Il suo insieme si compone di architetture di varie epoche disposte su diversi livelli, collegate tra loro da varie rampe. Voluta, nella sua rinascimentale conformazione, da Filippo II d'Asburgo, re di Spagna, nel XVI secolo, rappresenta un'importante memoria di storia militare e di arte per il territorio di confine che la ospita. Da secoli è spettatrice e protagonista delle tante vicende, lotte e contese tra Regno di Napoli e Stato Pontificio che hanno designato la sua sorte e determinato l'avvicendarsi di autorità governative al suo comando.

Cenni storici

Civitella del Tronto è situata a 589 m s.l.m. su di una rupe rocciosa di travertino ed è sovrastata dalla fortezza, ultimo disperato baluardo dei Borbone di Napoli e del Regno delle Due Sicilie che resistette strenuamente al comando piemontese, arrendendosi addirittura tre giorni dopo che fu proclamata l'Unità d'Italia. 
Le origini di Civitella del Tronto non sono chiare, anche se in località Ripe di Civitella e nelle grotte Sant'Angelo e Salomone, sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e al Paleolitico superiore. Civitella del Tronto si crede sorga sull'antica area della picena Beregra. La prima testimonianza storica certa risale all'anno 1001. Civitella viene citata come Tibitella in un atto notarile rogato nella città di Penne. Per gli storici, dunque, Civitella avrebbe avuto origine nei secoli IX-X (l'origine dell'abitato attuale è altomedioevale) come città incastellata per sfuggire alle scorribande ungare e saracene. 
Nel 1557 fu posta d'assedio dalle truppe francesi del Duca di Guisa, generale di Enrico II, alleate con il Papa Paolo IV. Benché feroce e violento, l'assedio, cominciato il 24 aprile, non ebbe gli esiti sperati per la compagine francese che dovette togliere l'assedio e ritirarsi verso Ancona il 16 maggio dello stesso anno. A seguito della Guerra del Tronto a cui aveva partecipato con una prestigiosa vittoria militare, Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza portata avanti dal popolo della cittadella, oltre che dalla guarnigione, fu particolarmente apprezzata dai consiglieri e strateghi militari di Filippo II e dall'intero Regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali per quarant'anni e, a spese del demanio regio, furono restaurati gli edifici cittadini e il castello, potenziato come fortezza. Per lo stesso episodio, nel 1589, fu elevata al grado di Civitas e le fu conferito il titolo di Fidelissima da Filippo II di Spagna. Da quel 16 maggio, inoltre, ogni anno i civitelle si festeggiano il loro nuovo patrono Sant'Ubaldo (in precedenza era San Lorenzo). 
Venne assediata nuovamente dalle truppe francesi nel 1798 cadendo con disonore. Nel 1806 il forte, difeso dal maggiore irlandese Matteo Wade, sostenne un nuovo assedio della durata di quattro mesi (dal 22 gennaio al 21 maggio) contro le ben più numerose e armate truppe napoleoniche capitolando onorevolmente. 
Una famosa pagina di storia legata a Civitella e alla sua fortezza è quella relativa al Risorgimento. Il 26 ottobre 1860, dopo aver attraversato L'Emilia-Romagna e le Marche, l'esercito di Vittorio Emanuele II di Savoia strinse d'assedio Civitella, durante il quale i soldati borbonici resistettero per ben duecento giorni. Nonostante la fine del Regno delle Due Sicilie suggellata il 13 febbraio 1861 con la caduta di Gaeta, la resa della piazzaforte siciliana di Messina avvenuta il 12 marzo e la proclamazione in Parlamento a Torino del Regno d'Italia il 17 marzo, Civitella continuò a combattere, resistendo fino al 20 marzo 1861, quindi tre giorni dopo che fu sancita l'Unità d'Italia. Questo episodio ne fa l'ultima roccaforte borbonica ad arrendersi all'unità nazionale. 
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, vennero qui approntati ben tre campi di concentramento per l'internamento di 187 ebrei. Gli interni dei campi di prigionia furono alloggiati nell'antico Convento Francescano della Madonna dei Lumi, in un'abitazione privata del palazzo Migliorati in pieno centro storico e nell'Ospizio cittadino.


Album fotografico: https://photos.app.goo.gl/h9TCPkmT6TxYxfuAA

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